Un filo diretto, sin da bambina, ha sempre legato Irina Pysareva con la Sicilia. Kiev-Partanna, un asse umanitario nato dopo la strage di Chernobyl e che vide aprire le porte di moltissime famiglie partannesi ai bambini che avevano vissuto quella ferita profonda provocata dal più grave incidente della storia del nucleare civile. Tra quei piccoli con gli occhi pieni di paura arrivati in Sicilia c’era Irina, allora undicenne, che arrivò a Partanna (con raduno ad Alcamo) grazie alla famiglia del signor Nino Asaro. Una vacanza di poche settimane lontana migliaia di chilometri dalla “sua” Ucraina per conoscere l’Europa: «Era periodo di Natale – ricorda Irina – e a casa della famiglia Asaro tantissime persone sono venute a conoscermi, a salutarmi, a regalarmi un sorriso, a dirmi anche “quanto sei bella…”».
Quel legame nato da un’accoglienza gratuita e spontanea non si è mai più interrotto. Irina, nel frattempo, è cresciuta e quasi ogni anno della sua giovinezza ha continuato a venire a Partanna: «Del resto la famiglia Asaro posso considerarla come la mia seconda casa», dice. In un paese a 10 chilometri da Kiev Irina, oggi 39enne, ha messo su famiglia, ha costruito la sua vita, ma la guerra scoppiata con la Russia ha riaperto nuovamente quel corridoio tra l’Ucraina e la Sicilia. Da bimba inconsapevole quale era a 11 anni oggi Irina fa da “ambasciatrice” per moltissimi suoi connazionali che fuggono per mettersi in salvo. Anche lei, quando attorno a casa sua ha sentito le bombe, ha pensato alla Sicilia e a quell’accoglienza indimenticabile. «Era giovedì 24 febbraio – racconta – abbiamo vissuto momenti davvero difficili. Nei giorni a seguire hanno bombardato l’aeroporto vicino a noi, poi sabato 26 febbraio abbiamo deciso di lasciare l’Ucraina e dirigerci verso la Sicilia. Lì in città sono rimasti mio marito, mio papà ma c’è anche mia zia».
Tre giorni per attraversare l’Ucraina e poi ancora 5 per arrivare a Partanna, dove ha trovato ospitalità nuovamente presso la famiglia del signor Nino Asaro. Il tam tam telefonico, i messaggi Whatsapp e così Irina è diventata un punto di riferimento per molti altri connazionali in fuga dalla guerra. Lei che ha “sperimentato” l’accoglienza vera è diventata “ambasciatrice” di un canale umanitario che ha coinvolto anche il Comune. A Partanna sono arrivati i primi otto profughi ucraini. «Quello che sto vivendo è un momento troppo speciale – racconta – soprattutto perché per noi è un’occasione di dolore. Io non ho mai avuto dubbi sul fatto che qui la gente ha un cuore grande ma quello che mi colpisce positivamente è che i partannesi sono pronti a ospitare anche persone che non conoscono e per un periodo al momento sconosciuto. È un’emozione che difficilmente posso raccontare a parole. Qui sento che batte un cuore grande. E questo apre ancora di più il nostro cuore alla speranza ».
Max Firreri