Tre eventi che scandiranno il percorso del prossimo Piano pastorale: la chiusura del Giubileo straordinario della misericordia, l’avvio della traduzione operativa dei due Sinodi sulla famiglia secondo l’esortazione apostolica Amoris laetitia e il secondo e conclusivo anno della Visita pastorale. Come di consueto il Vescovo, nella solennità di San Vito, ha illustrato le linee guida del nuovo Piano pastorale, inserito in un percorso triennale che ha privilegiato la centralità di Cristo, il Pastore bello, accostato nella sua autorivelazione di via, verità e vita, contestualizzata, appunto, nella cornice della bellezza. Quello del prossimo anno sarà un progetto pastorale che si articolerà su tre parti: che cosa è la verità?, ascolta, Israele! e i contesti pastorali. «In questo quadro delineato per cenni si innesta lo snodo della verità, vista come esperienza di bellezza e non come questione di carattere intellettuale e teoretico. Accosteremo, perciò, il mistero della verità, lasciandoci guidare della luce che irradia dal Pastore bello» ha detto il Vescovo.
Un percorso che porterà la Chiesa locale a una «fortissima esperienza di riflessione» ha detto ancora monsignor Mogavero, con un’attenzione alla testimonianza «che – sono ancora le parole del Vescovo – ci rimanda ancora al linguaggio dei gesti, che dà senso e visibilità alla testimonianza stessa, particolarmente nel nostro tempo nel quale le persone fanno volentieri a meno di Dio e vivono come se Dio non esistesse». Un percorso complesso che si snoderà attraverso i contesti pastorali. A partire dall’evangelizzazione che rimanda a opzioni preferenziali come la misericordia e la sollecitudine per i poveri, l’uscita verso le periferie esistenziali, la cura per i malati e l’accompagnamento delle famiglie, la condanna della corruzione e delle ingiustizie, lo smascheramento di scelte politiche ed economiche disumanizzanti, la ricerca della pace nel mondo e dell’unità dei cristiani.
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«Indicazioni – ha detto il Vescovo – che riflettono lo stile di una Chiesa in uscita proposto da Papa Francesco, da tutti decantato a parole, ma che stenta a innervare la pastorale ordinaria delle Chiese». Poi l’Omelia («un’arte che dà al ministro quasi una voce divina»), la Catechesi («deve riguardare tutti i fedeli cristiani e non solo fanciulli e adolescenti»), le relazioni ecclesiali («che devono essere modellate sulla Parola di Dio che propone schiettezza, franchezza, libertà, coraggio, ma anche delicatezza, rispetto, stima. Purtroppo il peccato inquina le17 relazioni, ferendole con i giudizi sommari, l’aggressività, la delegittimazione, compromettendo la dignità delle persone e deturpando il volto della comunità esposta allo scherno e alla derisione, che ne minano la credibilità»). E ancora la Teologia, la testimonianza, «quest’ultima ancorata a tre pilastri essenziali quali l’onestà, l’operosità e la coerenza della vita».
Max Firreri