[IL RACCONTO] Io, Mario Pellegrino, marsalese missionario e la mia esperienza in Africa: «Mi hanno regalato un sogno»

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Il mio nome è Mario Pellegrino, ho 27 anni e sono originario di Marsala, nella terra di Sicilia. Dopo alcuni anni di cammino, pochi mesi fa ho ricevuto un dono davvero grande per la mia vita: ho fatto la mia prima professione nella Famiglia dei Missionari Comboniani. Devo dire che se rileggo oggi la mia vita, mi rendo sempre più conto di come “sono un ragazzo fortunato, perché mi hanno regalato un sogno”, come ama cantare Jovanotti, che tutto quello che ho non ce l’ho per meriti miei o per aver fatto qualcosa di speciale, ma per puro e vero dono di un Dio Papà e delle tante persone che mi hanno amato ed accompagnato.

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Per me tutto è cominciato circa 10 anni fa, quando, in un momento molto particolare della mia vita, ho incontrato nella mia strada un missionario marsalese di nome Enzo che aveva lavorato per tanti anni in Ecuador; io stavo cercando la strada della mia vita, sognavo di essere felice, sognavo una vita piena ma mi sentivo spaesato e non sapevo cosa fare, dove andare, sentivo come se la mia “bussola” non funzionasse bene. Questo missionario mi ha parlato della sua esperienza in America Latina con un entusiasmo, un’allegria ed una gioia trasbordanti che facevano gridare dentro di me: anch’io voglio questa felicità, questa pienezza di vita! Così, mentre studiavo ingegneria all’Università, ho vissuto un periodo importante di ricerca su quale fosse il vero sogno di Dio per la mia vita.

Mario Pellegrino con due bambini.
Mario Pellegrino con due bambini.

Quando avevo 19 anni ho avuto il dono grandissimo di vivere 2 piccole esperienze missionarie in Africa, in Etiopia; lì ho sentito che la mia vita è stata rivoltata come un calzino, a 360 gradi: niente è stato più lo stesso, non potevo rimanere indifferente. Il contatto con i poveri mi ha toccato in profondità e mi ha fatto capire che la mia vita non avrebbe avuto più senso se non fosse stata dedicata totalmente a loro e al loro servizio. Non riuscivo (e non riesco) ad accettare che nel 2000 possano ancora esistere persone che muoiono di fame, che vivono in mezzo alla guerra o in situazioni di miseria estrema.

Pagine da CONDIVIDERE_12_OTTOBRE_2014
La pagina dell’ultimo numero di Condividere dedicata alla Giornata missionaria.

«Perché loro e non io?» mi sono chiesto tante volte! Queste inquietudini riempivano il mio cuore. Molte volte mi piace dire che in realtà non credo di aver mai incontrato Dio nel mio cammino; la verità che sento forte è quella di essere stato cercato ed incontrato da Lui, dal suo abbraccio benedicente, specialmente grazie al contatto con i poveri che sono la vera porta per entrare in contatto con il Dio di Gesù di Nazareth; sento che i poveri sono il dono grande che Dio mi voleva fare per incontrarlo, per toccarlo, per abbracciarlo e sperimentare la sua tenerezza. E lui stesso ce lo ha detto così chiaramente: «avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero pellegrino e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,31-46). Capivo sempre più che se volevo incontrare Dio non dovevo cercarlo in alto nel cielo o in grandi ragionamenti filosofici, ma quaggiù, in basso, nella strada dei più poveri e abbandonati che sono i preferiti nel suo cuore.

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Il nostro Dio cammina con gli uomini, vuole la liberazione degli oppressi, e chiama me e te a far parte di questo progetto di vita vera per tutti. I poveri sono i nostri maestri perché ci mostrano il vero volto di Dio, un Dio piccolo, tenerissimo, pieno di compassione, incapace di vivere l’indifferenza, profondamente amante dell’umanità e che sogna il bene per tutti i suoi figli.  In quel periodo avevo davvero tutto; stavo terminando gli studi, avevo una compagna, possibilità di trovare un lavoro, ma allo stesso tempo sentivo che Dio mi chiamava ad una gioia più grande, ad un lasciare tutto per ricevere tutto e più di tutto, a camminare con Lui al servizio dei suoi fratelli più amati.

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Sento il desiderio di offrire la mia piccolezza e la mia impotenza, semplicemente quello che sono, per essere un piccolo strumento nelle mani amiche di Dio per la costruzione del suo Regno di Vita Piena. Così, dopo gli anni preziosi vissuti nella comunità del postulato di Padova e quelli di noviziato in Portogallo, sono in Sud Africa per il periodo dello scolasticato e sono tanto contento di poter riabbracciare la terra Africana. Per questo, continuiamo a camminare insieme seguendo questo Gesù di Nazareth che sogna soltanto la nostra vera felicità! Pregate per me! Un abbraccio forte.

Dal Sud Africa, Mario Pellegrino

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2 Commenti

  1. Ciao Mario, sono un’amica d’infanzia dei tuoi genitori e vivo nello stesso atrio della nonna Maria Sollima. Con i tuoi genitori, quando papà tuo era fidanzato con mamma ed io con il mio fidanzato, abbiamo vissuto momenti molto belli in campagna( vicino la litoranea) e questo è il motivo per cui,oggi, nel leggere queste tue belle considerazioni d’amore nei confronti degli africani, il mio cuore si riempie di gioia. E’ bello guardarti in queste foto, perchè constato, attraverso i tuoi occhi, quanto tu sia felice, grazie a questa bella esperienza missionaria!! Pregherò per te, come se tu fossi il mio terzo figlio e ti affiderò agli Angeli Custodi, così come faccio per i miei ragazzi. Un abbraccio. Ciao ed un bacio ai bambini.

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