Giovani italiani in Australia. Un viaggio da temporaneo a permanente è il titolo della ricerca della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (editrice Tau) presentata a Roma. Il lavoro è frutto di due anni di studio, analisi e ricerca. Prima opera nel suo genere, fornisce un’analisi dettagliata del fenomeno migratorio italiano in Australia: partendo dai dati statistici che illustrano i flussi migratori dall’Italia all’Australia nell’ultimo decennio, gli autori – Michele Grigoletti e Silvia Pianelli – hanno approfondito la grandezza e la complessità degli eventi in atto e, attraverso le storie dei protagonisti, hanno portato alla luce i motivi, i pensieri, i sogni, le speranze e le paure che caratterizzano il recente fenomeno migratorio.
Il volume è uno studio approfondito dei flussi migratori italiani in Australia, attraverso l’analisi e le modalità d’uso, da parte dei cittadini italiani, dei visti temporanei a loro accessibili fra cui i visti vacanza-lavoro, i visti studenteschi e i visti di sponsorizzazione lavorativa. Analizzando i dati forniti dalle fonti ufficiali, fra cui il Dipartimento d’Immigrazione australiano, relativi a coloro che sono in possesso di permessi di residenza temporanei e studiando i cambiamenti dei visti richiesti dai cittadini italiani che si trovano sul territorio australiano, gli autori hanno dimostrato come i giovani italiani che si trasferiscono in Australia lo fanno, in molti casi, con l’idea iniziale di rimanervi per un breve periodo, salvo poi cambiare prospettiva e cercare strade alternative per realizzare una migrazione definitiva, raggiungendo il traguardo della residenza permanente, che apre poi le porte alla possibilità di ottenere la cittadinanza australiana.
Chi sono i protagonisti del volume? Si tratta di giovani forti, tenaci, coraggiosi, pronti a mettersi alla prova, consapevoli di cosa significa fare sacrifici e compromessi, umili ma decisi. Contrariamente allo stereotipo spesso presentato dai media italiani, la ricerca restituisce un’immagine completamente diversa: non si tratta di “bamboccioni”, né di persone che disprezzano opportunità di lavoro che non rispettino le proprie qualifiche, soprattutto in un paese straniero, dove sembra quasi un passaggio obbligato l’accettazione di lavori umili e con paghe relativamente basse. I giovani che emigrano in Australia, al contrario, conoscono e apprezzano i valori della cultura italiana: la famiglia, ad esempio, considerata un punto di riferimento imprescindibile, un sostegno costante nei momenti di difficoltà. Essi amano l’Italia e la cultura italiana, amano il cibo e le tradizioni che li sostengono in quanto radici profonde della loro identità. Rifiutano con forza (e con rabbia) gli aspetti attualmente negativi dell’Italia: la percepiscono come un Paese vecchio, stanco, incapace di mostrare dinamicità in un mondo in continuo cambiamento; un Paese ingiusto, incapace di offrire possibilità o di applicare la tanto desiderata meritocrazia, soprattutto in ambito lavorativo. Vedono l’Australia come il luogo in cui il lavoratore, di qualunque nazionalità, viene rispettato e pagato il giusto, anche se giovanissimo e alla prima esperienza. La “terra dei canguri” è un Paese dinamico, meritocratico, che offre possibilità, ma che non regala niente perché il prezzo da pagare è alto e richiede sacrifici, costanza, perseveranza e tanti compromessi.
Il “viaggio” dei giovani italiani in Australia non è solo da intendersi in senso etimologico come viaticus, spostamento da un luogo all’altro, ma diventa una vera e propria metafora che porta alla scoperta di se stessi, dei propri limiti e delle proprie capacità. Un viaggio alla scoperta di luoghi unici e magnifici che l’Australia offre e un “viaggio” alla scoperta del proprio valore personale che, per tante circostanze, il vivere in Italia aveva cancellato e offuscato. Un cammino concreto che crea le condizioni di un “viaggio” metaforico, interiore. Una crescita personale, una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé, un percorso realizzato tra alti e bassi e da momenti di gioia e momenti di totale sconforto e sensazione di non potercela fare. Il “viaggio” australiano è una prova che viene superata mettendocela tutta. Ed è anche un viaggio burocratico, un districarsi incessante all’interno della burocrazia australiana per la richiesta e l’ottenimento dei visti e tra i cambiamenti continui di status migratorio, di diritti e doveri imposti dai visti posseduti per cercare di raggiungere la meta della permanenza a tempo indefinito e della cittadinanza australiana. Quest’ultima, però, è solo una conclusione apparente perché nella realtà di questi viaggiatori (non migranti) essa apre a nuove possibilità: quella certamente di rimanere in Australia per tutta la vita, o fino a quando ci si stanca e si vuole ritentare la fortuna in Europa con la consapevolezza, però, di poter ritornare nel continente australiano senza problemi, qualora la vita non dovesse prendere la piega giusta.
La recente emigrazione italiana in Australia ha una caratteristica molto particolare: il tentativo, continuo, incessante di prolungare la propria permanenza nel Paese. Un tentativo che, quando il percorso migratorio si conclude in maniera positiva, porta all’ottenimento della residenza permanente che permette di accedere alla cittadinanza australiana. Un percorso che mira a cambiare la propria condizione di migranti da “temporanea”, definita dalla durata del visto stesso (una situazione instabile, precaria, difficile da gestire proprio per i limiti temporali che impediscono la pianificazione e la realizzazione di progetti a lungo termine), a “permanente”, indefinita, illimitata. Una migrazione a due fasi, dunque, che inizia con l’arrivo in Australia per mezzo di un visto temporaneo e si completa, dopo un periodo medio-lungo, con l’ottenimento della residenza permanente. La condizione di prolungata temporaneità dei nuovi migranti, con il passaggio da un visto temporaneo all’altro, è un fenomeno del tutto nuovo nella storia della migrazione in Australia e per questo risulta di difficile comprensione. I dati degli ultimi anni relativi agli arrivi di italiani in Australia mostrano chiaramente che essi non vogliono rientrare nel Belpaese, ma sono disposti a fare sacrifici e compromessi – come la richiesta del rinnovo di un altro visto temporaneo qualora non fosse possibile accedere subito ad un visto permanente – pur di prolungare la propria permanenza in Australia. Sono moltissimi i giovani che, alla scadenza del visto vacanza-lavoro, richiedono un visto studente, una o più volte, oppure cercano di ottenere un visto di sponsorizzazione lavorativa. Tra le motivazioni principali che spiegano questa tendenza vi sono le migliori condizioni lavorative ed economiche, le maggiori opportunità di lavoro, le positive aspettative future per se stessi e la propria famiglia, ma anche più semplicemente lo stile di vita, il clima, le spiagge e l’espressione di una socialità completamente diversa rispetto a quella italiana, un vero e proprio “innamoramento” dopo il primo periodo di soggiorno.