La Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria che la Chiesa celebra ogni anno il 15 agosto, occupa fra le feste mariane, d’Oriente e d’Occidente, un posto privilegiato. Essa celebra la “Pasqua” della Tuttasanta, cioè segna il suo ingresso nel regno del suo figlio, divenendo per noi icona escatologica della Chiesa (cfr Sc 103); oppure, come afferma la lumen Gentium: «La Madre di Gesù, come in cielo glorificata ormai nel corpo e nell’anima è immagine e inizio della chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, sino a quando non verrà il giorno del Signore» (n. 68). Tale Solennità mariana in passato veniva festeggiata da tutto il popolo cristiano con grande fervore di fede.
Oggi questa festività viene quasi soffocata tra le tante manifestazioni estive, perdendo molto del suo primitivo carattere spirituale e religioso per cui era nata. La portata liturgica di questa solennità, insieme a quella dell’Immacolata concezione e della Maternità divina, afferma con massimo grado celebrativo una delle principali verità dogmatiche che riguardano la Madre di Gesù e in particolare il destino immediatamente glorioso della sua anima e del suo corpo. Dal punto di vista storico non si hanno notizie certe sull’origine della festa; la tradizione cristiana dei primi secoli non sentì la preoccupazione di indagare o chiarire quale sia stata la fine terrena della Madre del Signore.
Fu a partire dal V secolo in poi con la fioritura di testi apocrifi riguardanti il Transitus Mariae che si diede sviluppo alla festa. L’aria geografica di origine è la Chiesa di Gerusalemme, espandendosi molto velocemente in tutto l’Oriente cristiano. A seguito di un decreto dell’imperatore Maurizio (582-602), la festa venne resa obbligatoria in tutto l’impero in data 15 agosto. La festa era preceduta da una “Quaresima” di quindici giorni che sottolineava l’importanza ascetico-liturgica di cui la festa godeva. La celebrazione ebbe maggiore impulso con l’imperatore Adriano II (1282-1328), il quale estese la festività per l’intero mese di agosto che venne interamente consacrato alla celebrazione del mistero della “Koímisis o dormizione della Vergine Maria”, facendo del mese di agosto il primo mese mariano per eccellenza.
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In Occidente la festa, importata dall’Oriente, venne introdotta da Papa Sergio I (687-701), che la arricchì di una processione che partiva da San Giovanni in laterano, sostava a Sant’Andriano al foro, per terminare a Santa Maria Maggiore a Roma. Diffusasi in tutta Europa, nel Medioevo divenne la più importante festività mariana dell’anno liturgico. Cosa ci dice questa solennità del mese di agosto come comunità ecclesiale oggi? Una delle riflessioni ci porta a contemplare Maria quale prima credente che ha ricevuto la pienezza dell’eredità della gloria del figlio, con la sua anima immacolata e nel suo corpo verginale, nella sua perfetta configurazione a cristo risorto.
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E’ da notare che a livello popolare si nota sempre più l’urgenza di una adeguata conoscenza della dimensione ecclesiale, antropologica ed escatologica di questa verità; essa è ritenuta come un privilegio unico ed esclusivo della Madre di Gesù, senza alcun riferimento al destino dell’uomo sia come singolo sia come comunità. Siamo chiamati a passare dalla verità mariana isolata a una verità circa la salvezza di tutto il genere umano. Il celebrare tale verità di fede ci invita a pensare l’assunta all’interno della storia della salvezza, come una realtà che ingloba il nostro essere chiesa e che ci riguarda tutti in modo personale.
don Daniele Donato per Condividere