Un deserto che fiorisce, uno spazio arido trasformato in un luogo di rivelazione. Una vera catechesi visiva. È questa l’interpretazione teologica del presepe che è stato allestito nella parrocchia San Lorenzo di Mazara del Vallo e che si potrà ammirare tutto il tempo del Natale. «Le piante desertiche e le rocce richiamano l’aridità dell’esistenza umana: le nostre fatiche, le nostre attese, i nostri silenzi interiori», spiega il parroco don Giuseppe Alcamo. «Nella Scrittura – continua don Alcamo – il deserto è lo spazio dove Dio parla al cuore (Os 2,16), dove l’uomo riscopre l’essenziale. Qui, proprio in questo luogo apparentemente sterile, accade l’inatteso: Dio nasce».
Poi ci sono le piante, alti rami verticali che ricordano l’anelito dell’uomo verso Dio. Niente fronde, niente fiori. C’è il cuore luminoso del presepe, dove la mangiatoia è circondata da una corona di luce. «La luce non è distribuita uniformemente: parte dal centro, da Cristo, e da lì si diffonde», spiega don Alcamo. «È un modo teologico per dire che il mondo non si illumina da sé, ma riceve la luce dall’Incarnazione», aggiunge. Nel presepe Maria, Giuseppe e i pastori non sono al centro, ma in ascolto della luce: «questa disposizione suggerisce una spiritualità dell’attesa e dell’adorazione», dice don Alcamo. Anche la terra sabbiosa ha il suo significato: «Dio non sceglie un luogo perfetto, sceglie la nostra realtà così com’è», dice don Alcamo.


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