Ha suscitato clamore e meraviglia la notizia che Papa Francesco abbia nominato tre donne come membri del Dicastero per i Vescovi. Può sembrare superficialmente si tratti anche per le istituzioni ecclesiali, non solo vaticane, pensiamo ad esempio concretamente anche alla nostra curia diocesana, di una sorta di “questione politica delle quota rosa al governo”. Credo non si possa ridurre a questo né la scelta di Papa Francesco, peraltro non la prima visto che sono diverse le donne coinvolte nel governo vaticano, né di quei Vescovi, come ad esempio il nostro, che hanno affidato a delle donne responsabilità curiali e pastorali diocesane. Da noi ad esempio gli uffici del Servizio dell’insegnamento della religione, dell’ecumenismo e del dialogo religioso, dell’economato. Si tratta piuttosto di realizzare concretamente la ricezione di quanto indicato dal Concilio Vaticano in Lumen Gentium riguardo all’unico popolo di Dio, ai servizi ecclesiali che si radicano sul battesimo, e su come essi possano essere distribuiti secondo una pluralità di competenze, di carismi, di ministeri.
Una Chiesa tutta battesimale che vive il discernimento ministeriale nell’orizzonte del servizio e non del potere. Ponendo in sintonia di servizio e di reciprocità tutto questo con la specificità e la necessità di grazia del ministero ordinato, ovvero dei diaconi, dei presbiteri e dei vescovi. Ministerialità battesimale come carismi e servizi, e ministero come sacramento dell’ordine, nell’unico popolo di Dio che è la Chiesa. Il Concilio non prevede né propone in alcun modo logiche di potere e di separazione, quanto quella di comunione, di corresponsabilità, di collaborazione, di servizio. In questa prospettiva va anche lo sforzo di Francesco di aver voluto riconoscere al servizio delicato e determinante di catechista la dignità di ministero. E sappiamo bene quanti fra i catechisti siano proprio delle donne, dunque catechiste. Allo stesso modo sempre su questa via va l’apertura dei ministeri istituiti di lettori e accoliti alle donne. In questa stessa prospettiva va dunque letta la scelta di Francesco.
Per dover di notizia le tre donne recenti sono suor Raffaella Petrini, fse, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, suor Yvonne Reungoat, fma, già superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e Maria Lia Zervino, presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche. Così Francesco: «Io sono aperto che si dia l’occasione. Adesso il Governatorato ha una vicegovernatrice… Adesso, nella Congregazione dei vescovi, nella commissione per eleggere i vescovi, andranno due donne per la prima volta. Un po’ si apre in questo modo». Francesco stesso aveva sempre aggiunto, in una intervista rilasciata e ripresa poi da Avvenire il 13 luglio, che per il futuro vede anche possibile la designazione di laici alla guida di dicasteri quali «quello per i laici, la famiglia e la vita, quello per la cultura e l’educazione, o alla Biblioteca, che è quasi un dicastero ». Altre donne hanno incarichi “dirigenziali” in Vaticano, ne ricordo solo due: la salesiana suor Alessandra Smerilli, Segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, mentre tra le donne laiche che ricoprono incarichi di alto livello c’è Francesca Di Giovanni, sottosegretario per il settore multilaterale della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
don Vito Impellizzeri per Condividere