Gli stimoli dimenticati del Concilio Vaticano II è un’espressione molto forte, di una delle ultime opere del teologo Karl Rahner. In questo momento di travaglio epocale, in cui il cristianesimo stesso è messo fortemente alla prova riguardo alla sua relazione con la storia della famiglia umana e per il suo legame con il regno di Dio, bisogna pensare al Concilio come un vero punto di riferimento e provare a farne una recezione creativa.
San Paolo VI, a conclusione delle assise conciliari, indicò alcune priorità con cui proseguire sulle trame indicate in esse dallo Spirito del Risorto: la consegna alla storia da parte del Concilio dell’immagine della Chiesa cattolica raffigurata dall’aula conciliare; la valutazione dell’avvenimento conciliare attraverso un’attenta considerazione del tempo in cui esso si è svolto; la consapevolezza dei temi fondamentali affrontati, vale a dire il mistero della Chiesa in se stessa e nel suo rapporto con il mondo contemporaneo e dell’uomo con le sue domande le sue esigenze, la sua grandezza e la sua sua povertà; la peculiarità del Vaticano II rispetto agli altri concili precedenti, vale a dire la volontà di pronunciarsi non attraverso sentenze di carattere dogmatico quanto piuttosto per mezzo di un insegnamento autorevole e uno stile retorico più aperto al dialogo e all’amicizia; la finalità dell’intero sforzo compiuto dal Vaticano II come servizio all’uomo, ovverosia la chiesa come esperta di umanità.
Con questi suggerimenti Papa Montini auspicava l’inizio di un rinnovamento umano e religioso così come si era prefissato il Concilio. Il punto nevralgico del Vaticano II non è, pertanto, l’integralità della dottrina cattolica, che resta acquisita e presupposta sul fondamento degli Apostoli, bensì la forma che tale dottrina deve assumere in un insieme di relazioni sempre più dinamiche in seno alla Chiesa, tra fratelli separati, con membri di altre religioni e persone di ogni tipo, in società e culture alle prese con la globalizzazione. Sempre Paolo VI aveva affermato: «la Chiesa è l’argomento principale del Concilio».
Il Vaticano II è apparso come un nuovo inizio, soprattutto con la proposta di un’ecclesiologia di comunione e di un’antropologia cristiana a favore della dignità umana. Il Vaticano II vede la nascita di un cristianesimo mondiale, che sempre Rahner così esprime: «si pone quindi la questione di sapere se, in un momento di passaggio epocale verso un cristianesimo mondiale, la Chiesa possa legittimamente esercitare delle possibilità che essa non ha ancora mai attualizzato durante la sua grande storia».
don Vito Impellizzeri per Condividere