San Vito martire non è solo il patrono della città di Mazara del Vallo, sede vescovile. Nella Diocesi ben quattro città hanno San Vito come principale patrono, mentre in tutti gli altri centri urbani la presenza del culto al Santo è testimoniato da chiese antichissime erette in suo onore, da quartieri cittadini, che ne portano il nome, da confraternite che dall’età medioevale all’età moderna hanno avuto San Vito come titolare e dalle numerose edicole votive erette in suo onore in urbe ed extra moenia.
Le città che vantano San Vito come principale patrono sono, oltre la citta di Mazara, Partanna, Campobello di Mazara e Vita. La città feudale di Partanna primeggia su tutti gli altri centri, essendo stato scelto San Vito a Patrono del paese prima ancora di Mazara, città natale del Santo. Qui il più antico quartiere del paese porta ancora oggi il nome San Vito, la prima chiesa campestre fu intitolata al Santo, dove era conservata una statua lignea raffigurante il Santo, scolpita nel 1585 da Marco lo Cascio da Chiusa Sclafani. E poi ancora: la prima Chiesa Madre di Partanna fu dedicata a San Vito, e già da tutto il popolo era invocato Santo Patrono. Ricostruita la nuova Matrice nel 1625, la statua del Santo fu collocata nell’abside laterale, detta cappella di San Vito, arricchita di pregevoli stucchi attribuiti a Giacomo Serpotta.
A San Vito, inoltre, fu dedicato il Monte dei Pegni, l’istituto che esercitò un ruolo importante contro l’usura, mentre nello stesso palazzo municipale fu eretta a San Vito una cappella votiva. Campobello di Mazara, come la città di Partanna, vanta San Vito come Santo Patrono: a lui, ufficialmente riconosciuto come uno dei quattordici santi ausiliatori, il popolo di Campobello ha fatto sempre ricorso per essere protetto dai morsi dei cani, dalla peste e da varie malattie. In suo onore, a settentrione del centro abitato, sulla via per Castelvetrano, era stata elevata una cappella votiva a ricordo per grazie ricevute, come anche a meridione, sulla via per Tre Fontane, una edicola sacra invitava il popolo a sostare per una prece al Santo che prega ed intercede per il popolo. Il quarto paese della Diocesi, che vanta San Vito come santo Patrono, è la città di Vita. Fondatore della nuova città fu il barone Vito Sicomo da Calatafimi, che ottenne dal re Filippo lo ius populandi, concessione registrata in Palermo in data 17 aprile 1606. La città sembra abbia preso il nome Vita dallo stesso Vito Sicomo e San Vito ne divenne subito, vox populi, il Patrono principale. Anche a Castelvetrano è legato San Vito.
Per iniziativa del domenicano padre Antonio M. Cigales, che aveva ricevuto dalla Santa Sede una insigne reliquia di san Modesto, con atto notarile del 27.10.1695 presso il notaio Antonio Fratello, i santi Vito, Modesto e Crescenza furono proclamati santi Patroni della città di Castelvetrano. Tale iniziativa voleva sancire con un documento pubblico una fede saldamente diffusa nei vari ceti della città. Nel corpo del documento tuttavia San Vito appariva come uno dei 400 martiri selinuntini dei quali si fa cenno nella tradizione locale. L’atto notarile non sortì gli effetti sperati, soprattutto per la mancata approvazione della Santa Sede e la città dovette desistere dall’idea di averlo come santo Patrono. D’altronde è solo una ipotesi l’esistenza dei 400 martiri, non suffragata da documenti storici. Unica fonte a cui tutti attingono è uno scritto del gesuita Padre Ottavio Gaetani, a cui si rifanno gli storici locali, ma contraddetta dal Di Giovanni nella sua Storia ecclesiastica ed ignorata dai grandi storici della Chiesa. Salemi vanta un culto antichissimo verso il santo mazarese se già nel rollo antico di monsignor Lombardo si evince l’esistenza di un’antica chiesa dedicata a San Vito, detta oggi chiesa dei Riformati, dove c’è un altare, il primo a destra entrando, con una sua antica statua. Del culto a San Vito a Pantelleria si fa menzione nella regia visita di Giacomo Arredo nel 1552 e nel rollo di monsignor Lombardo. Nella contrada, che, ancora oggi, è detta San Vito, in età assai remota era stata dedicata al Santo una cappella votiva. Nel 1689 fu fatto costruire un altare dedicato a San Vito nel santuario della Margana. Nella sopradetta contrada finalmente nel 1796 fu riedificata la chiesa di San Vito, conforme alle attese e alla devozione del popolo. Una chiesa a San Vito esistette a Gibellina, a 3 km dal centro abitato, oggi distrutta dal sisma del 1968. Fu fabbricata nel 1756 a spese di Nicola Candela, che si riservò il diritto di patronato. In questa chiesa si venerava un quadro di San Vito, mentre l’antico e primitivo quadro su pietra era stato murato nella parte esterna del cappellone. Un accenno va fatto anche ad un’altra chiesa extra moenia a Marsala.