[8×1000] A Mazara del Vallo, sui tetti di Sant’Agostino per ridare splendore

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Sono quattro i cantieri aperti in tutto il territorio diocesano, dove si sta intervenendo per il restauro conservativo di altrettanti beni ecclesiastici coi fondi provenienti dall’8×1000. Il tempo e l’umidità hanno fatto la loro parte in questi anni su alcune chiese del patrimonio storico- artistico del nostro territorio. A Mazara del Vallo, ad esempio, nella chiesa di Sant’Agostino era necessario intervenire sul campanile e sulla facciata che mostravano lesioni diffuse, degrado degli intonaci e infiltrazioni di acque meteoriche. Da qui l’esigenza di aprire il cantiere per effettuare un restauro conservativo della chiesa che, nonostante negli ultimi anni sia stata chiusa alle celebrazioni, nella storia di Mazara del Vallo ha avuto un ruolo d’importanza fondamentale, proprio perché nacque sui resti dell’antica Sinagoga.

La chiesa, infatti, è situata nel quartiere denominato Xìtta, dove ha vissuto la ricca e numerosa comunità ebraica di Mazara del Vallo fino al 1492, quando gli ebrei furono cacciati dalla città. Quella che oggi si può ammirare è, però, la chiesa che fu eretta durante la fase delle ricostruzioni tardo barocche che interessò tutta la città. L’intervento si è reso necessario e urgente per lo stato di degrado in cui si trovava l’intonaco esterno e per le diffuse macchie di umidità sia sul prospetto che all’interno della chiesa (nella zona dell’abside) dovute a infiltrazioni provenienti dalle coperture a causa di alcuni pluviali lesionati, grondaie ostruite e presenza di piante infestanti. È stato redatto un progetto di 88 mila euro, cofinanziato coi fondi dell’8×1000 per il 50%.

Tra gli interventi previsti anche il rinforzo del pianerottolo della scala di accesso al campanile, la rimozione delle campane esistenti al fine di alleggerire le strutture murarie del campanile e la revisione del sistema di smaltimento delle acque piovane. Ma ci sarà di più. Alla struttura portante della copertura sarà fissata una linea vita che consentirà l’ancoraggio dei dispositivi di protezione individuale che indosseranno i singoli operai nei futuri interventi di cui necessiterà la copertura centrale a pianta ellittica della chiesa. Sono aspetti tecnici che spesso non sono alla vista dell’osservatore ma che sono necessari per la sicurezza dell’intero bene di culto e per la manutezione futura.

a cura di Max Firreri

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