Parte dell’8×1000, che con una semplice firma sulla dichiarazione di redditi si può destinare alla Chiesa cattolica, viene concesso alle diocesi italiane per l’edilizia di culto e la tutela dei beni culturali ecclesiastici. Il recente intervento al Seminario vescovile di Mazara del Vallo è stato reso possibile grazie alle scelte dei contribuenti. Sull’immobile storico – risale al 1579 ed è uno dei primi realizzati in Sicilia – era necessario intervenire con il consolidamento statico del cornicione e rinforzando il paramento esterno dell’edificio. «Una grossa porzione della facciata del Seminario risultava marcatamente fuori piombo e affetta da deformazioni ortogonali, in corrispondenza della porzione sommitale ove si poteva rilevare uno spanciamento nel piano orizzontale che interessava una porzione del cornicione sommitale per una lunghezza di circa 20 metri.
Tale configurazione, da imputare agli eventi sismici che hanno interessato la costruzione nel corso degli anni, risultava solo in parte stabilizzata dagli interventi di consolidamento eseguiti nel secolo scorso» spiega l’ingegnere Filippo Azzarito. L’ultimo intervento strutturale risale agli anni 50-60 con la realizzazione di due telai al primo piano dell’edificio per l’ancoraggio della porzione della facciata affetta da meccanismo di rotazione. «Tra i due telai – spiega ancora Azzarito – era possibile vedere ancora una capriata rinforzata precariamente con tavole d’abete chiodate e semplicemente appoggiata su due pilastri di mattoni pieni addossati sul lato interno delle murature portanti». Tra il 2012 e il 2013 vennero monitorate due lesioni presenti al primo piano, una lesione alla base del cornicione sommitale e ulteriori dissesti e carenze strutturali. Da qui la necessità di intervenire. Il progetto di 130 mila euro, per la metà è stato finanziato coi fondi dell’8×1000. L’intervento di consolidamento è stato effettuato con l’utilizzo di materiali innovativi nel campo dell’edilizia e dei quali si è parlato durante un convegno, svolto mercoledì 11 maggio, in Seminario.
La particolarità è stata proprio l’avere inglobata nell’intonaco strutturale la rete in fibra di vetro alcali-resistente Kimitech Wallmesh Mre l’applicazione di connettori in acciaio inossidabile provvisti di appositi ripartitori di carico. «Il cornicione sommitale – spiega l’ingegnere Azzarito – è stato, inoltre, consolidato utilizzando fasciature verticali in fibra di carbonio, applicate con resine epossidiche».
Max Firreri
L’EDITORIALE_Il sostegno economico alla Chiesa cattolica, il sistema 8×1000 demandato alle scelte dei cittadini
L’espressione 8×1000 è ormai del gergo corrente; ma pochi conoscono la storia e i meccanismi di questo strumento, elaborato in conformità a taluni principi del nostro ordinamento costituzionale. Si tratta di un sistema, entrato in vigore con la legge n. 222/1985, che demanda ai cittadini la destinazione dell’otto per mille dell’Irpef. Esso ha sostituito, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, il meccanismo dei Patti lateranensi che aveva regolato le pendenze finanziarie determinate dalla soppressione degli istituti religiosi e dall’incameramento dei loro beni, sanciti dal Regno d’Italia nel 1866 con le cosiddette leggi eversive. Il nuovo sistema ha introdotto una normativa che demanda la destinazione dell’otto per mille dell’Irpef ai contribuenti, in conformità al principio della sovranità popolare. Questa era una delle novità principali del nuovo assetto, in quanto rimetteva ogni anno alla scelta dei contribuenti l’assegnazione di quei fondi, escludendo ogni forma di automatismo. Un’altra novità riguardava i soggetti ai quali i cittadini potevano destinare tali fondi: oltre alla Chiesa cattolica, lo stesso Stato italiano e altre confessioni religiose, secondo un elenco aggiornato nel tempo rispetto ai primi beneficiari. Questa seconda notazione mette in chiaro che, contrariamente a quanto ritenuto da tanti, l’otto per mille non è un “privilegio” della Chiesa cattolica, ma una forma di finanziamento, regolamentata democraticamente, in favore dei diversi soggetti prima ricordati. L’uso di questi fondi da parte della Chiesa cattolica, determinato per legge, può essere finalizzato a esigenze di culto e pastorale della popolazione, a interventi caritativi e al sostentamento del clero. Dell’effettivo impiego le diocesi danno conto alla Conferenza Episcopale Italiana che, a sua volta, rendiconta al Governo italiano, nel rispetto di una trasparenza che consente di garantire un ordinario corretto uso di questi fondi. Taluni nodi problematici, che sono stati rilevati nei quasi trent’anni di vigenza della normativa, non fanno venir meno il giudizio positivo sul sistema nel suo insieme, peraltro sottoposto a verifica triennale da una Commissione paritetica istituita dal Governo italiano e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Per altro verso, occorre osservare che il sistema ha raffreddato la compartecipazione responsabile dei fedeli alle necessità della Chiesa, alle quali si fa fronte con i fondi dell’otto per mille e che talune disfunzioni e forzature hanno alienato alcune simpatie dei contribuenti, sia cattolici che non. In questo stato di cose, si rende necessario un ritorno alle motivazioni di fondo che stanno alla base del nuovo sistema «con la libertà di chi è ben consapevole che si tratta di strumenti per l’annuncio del Vangelo, perché “lo spirito di povertà e di carità è la gloria e la testimonianza della Chiesa di Cristo” (GS 88a)» (Lettera dell’Episcopato italiano del 4.10.2008, n. 4).
Monsignor Domenico Mogavero