Molti si chiedono perché per uno scout sia così importante saper montare una tenda. Mettere su una tenda al campo richiede conoscenze, cura, intuito, capacità, organizzazione, forza di volontà, fiducia negli altri, fatica… In poche parole montare una tenda è un’azione che trasmette ai ragazzi il senso della progettualità, cioè che fa capire come, dietro due teli e una decina di pali in metallo, si esprima un lavoro che se fatto bene permetterà di poter trascorrere al meglio la notte a tutto il gruppo. Ma progettualità è per gli scout anche partire per un luogo sconosciuto con una carta topografica e una bussola, animare una sera attorno al fuoco, costruire qualcosa con le proprie mani. Progettare quindi è raggiungere al meglio l’obiettivo con intenzionalità e competenza.
La progettualità è lo stile attraverso cui tutta l’Agesci muove i suoi passi nell’educare i ragazzi lungo il cammino che parte dall’infanzia e arriva all’età adulta con la scelta della Partenza, un’adesione concreta ai valori dello scautismo che porta alla consapevolezza di se e delle proprie scelte di vita, di servizio e di fede cristiana. Ogni Comunità Capi, comunità formata da adulti che gratuitamente svolgono il loro servizio educativo con i ragazzi, elabora un Progetto educativo che ha lo scopo di dare concretezza alla proposta riferendola al contesto dove il gruppo scout è inserito. Proprio per questo il Progetto educativo è un vero e proprio strumento politico che, partendo dall’analisi della realtà in cui si opera, individua gli obiettivi emergenti che orienteranno l’azione educativa verso i bambini, i ragazzi e i giovani. Stilando un progetto, gli educatori scout fissano l’orizzonte da raggiungere e programmano le esperienze mirando ad obiettivi concreti che verranno verificati periodicamente e alla fine dei tempi stabiliti, solitamente tre o quattro anni. Obiettivi che spesso richiedono scelte difficili e anticonformiste, mirati ad un vero cambiamento della persona perchè sappia giocarsi nel mondo e nella società.
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In questa prospettiva si spiegano quelle scelte educative o metodologiche che cercano di alzare il tiro e dare qualità alla proposta educativa: ad esempio accogliere in Branco un numero stabilito di bambini può significare per il capo avere cura della crescita di ogni lupetto, chiedere ad un esploratore o ad una guida di non usare il cellulare durante le avventure ha lo scopo di stimolare l’autonomia e il superamento dei limiti, porre scelte impegnative e coraggiose lungo la strada di rover e scolte può far sperimentare le difficoltà della vita e la necessità di impegnarsi costantemente. Educare un ragazzo, per i capi dell’Agesci, significa accompagnarlo nel suo cammino di crescita non creando isole felici, ma con la coscienza che l’esperienza scout si inserisce in un ambiente di vita.
Per questo ogni progetto richiede prima di tutto conoscenza e consapevolezza del contesto sociale in cui si opera e poi padronanza del metodo scout che diventa il mezzo per perseguire gli obiettivi. Un ruolo fondamentale riveste infine la verifica: verificare nella Comunità Capi non significa solo dare risalto ai successi ma anche mettere a nudo i fallimenti perché si possa fare sempre meglio. E allora, se sapremo scegliere il terreno più pianeggiante, calcolando l’orientamento migliore e fissando bene i tiranti, anche questa notte avremo un tenda per poter riposare.
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