[CAMPOBELLO] Ballo in maschera, quando la carità prende il sapore della relazione fraterna

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Lunedì 24 febbraio la Caritas cittadina, attraverso il progetto “La carità è festa” ha organizzato, anche quest’anno, il carnevale Caritas, nella parrocchia San Giovanni Battista a Campobello di Mazara. Una piacevole serata in cui la carità prende il sapore della relazione fraterna; una carità che cura la povertà dell’emarginazione e del disagio; una carità che diventa un inno di lode a Dio nella cornice della musica e della danza. Un momento festoso che vede tutti raccolti attorno a una grigliata, un momento conviviale che altro non è che il prolungamento del convito per eccellenza, il banchetto eucaristico. Un invito esteso a tutta la comunità parrocchiale affinché tutti ci possiamo riscoprire apostoli della carità, poiché, come dice il nostro amato papa Francesco, Apostolo della parola e dei fatti, all’udienza del 15 marzo 2017, la carità è anzitutto una grazia, un regalo: poter amare è un dono di Dio. Un Dio che prende dimora nel nostro cuore e nella nostra vita, che continua a farsi vicino e che ci spinge a servire tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino, a cominciare dagli ultimi e dai bisognosi, nei quali lui per primo si riconosce.

Sono intervenuti alla festa un centinaio di persone, tra cui alcune famiglie di musulmani del nostro paese, che hanno fatto partecipare i loro bambini in maschera condividendo appieno il clima carnescialesco della serata, anche se ben lontano dai loro usi e costumi; espressione di un bel momento di integrazione ed auspicio ad essere un’unica comunità.

La Caritas cittadina ringrazia per il loro contributo tutti i panifici di Campobello; le macellerie D’Antoni, Leo e Mario Giorgi; le pasticcerie San Vito e Genco; il centro detersivi da Franco, il deposito bibite Passanante; il presidente della San Vito Onlus Vito Puccio. Ringraziamo tutti coloro hanno partecipato alla serata e che con il loro contributo hanno mostrato grande senso di responsabilità e sensibilità nell’assicurare la buona riuscita della festa nella sua completezza in modo tale da assicurare uno speciale spazio di accoglienza per ogni fratello. Ringraziamo tutti gli operatori pastorali che si sono adoperati per la buona riuscita della serata; ringraziamo gli assistiti della Caritas che hanno accettato l’invito per condividere un bel momento di festa nel segno dell’amicizia. Ringraziamo il nostro parroco don Nicola Patti per avere sempre incoraggiato e guidato il progetto “la Carità è festa”. Una serata di allegria, condivisione, relazioni, segno di una comunità in cammino, per chi sa guardare al prossimo con gli occhi di Cristo, nella dimensione fraterna.

Il nostro Santo Padre in occasione dell’udienza concessa alla Caritas Internationalis, nella sala Clementina il 27 maggio 2019, ricorda che «la carità non è una sterile prestazione oppure un semplice obolo per mettere a tacere la nostra coscienza. La carità è l’abbraccio di Dio nostro Padre ad ogni uomo, in modo particolare agli ultimi e ai sofferenti, i quali occupano nel suo cuore un posto preferenziale». Il Papa continua dicendo che se guardassimo alla carità come una prestazione, la Chiesa diventerebbe un’agenzia umanitaria e il servizio della carità un suo servizio logistico. Non si può vivere la carità senza avere relazioni interpersonali con i poveri, perché vivendo con i poveri impariamo che la carità è condivisione. Sottolinea che la carità non è un pio sentimento ma è l’incontro esperienziale con Cristo; è il voler vivere con il cuore di Dio che non ci chiede di avere verso i poveri un affetto generico, ma di incontrare in loro, Lui stesso. Gesù da Re che era, si è fatto povero per camminare con noi sulla strada della povertà: la povertà della carne di Cristo.

E ancora nell’omelia del 17 maggio 2019 Papa Francesco annuncia una carità che non può essere neutra, asettica, indifferente, tiepida o imparziale. Ci esorta invece a una carità che contagia, che appassiona, rischia e coinvolge! Perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita (cfr 1 Cor 13). Sottolinea: una carità che diventa creativa nel trovare il linguaggio comunicativo giusto, ovvero il linguaggio del contatto, lo stesso linguaggio affettivo che ha permesso al lebbroso la guarigione; era un lebbroso ed è diventato annunciatore dell’amore di Dio. Un annuncio, ribadisce Papa Francesco che deve essere gioioso perché la Chiesa per andare avanti non ha bisogno di evangelizzatori noiosi o amareggiati, piuttosto avere la gioia nel ricevere la Parola di Dio, di essere cristiani con la gioia di andare avanti, la capacità di fare festa senza vergognarsi e non essere cristiani prigionieri della formalità.

Nel 2015 il nostro Vescovo Monsignor Domenico Mogavero, nella terza tappa del Piano pastorale nella Cattedrale del Santissimo Salvatore di Mazara del Vallo, affronta il tema sulla relazione e il dialogo. «Nessuna azione ha senso se non è spinta da un interiore impulso di carità, da un amorevole e soprannaturale desiderio per il fratello. Siamo creati a immagine e somiglianza di Dio per la relazione». Continuando il nostro Vescovo anticipa il pensiero del nostro Santo Padre focalizzando l’attenzione sulle dinamiche di una pastorale che fa fatica ad abbandonare gli schemi abituali e ripetitivi.

Il Piano pastorale della diocesi di Mazara del vallo di quest’anno si muove sulla scia tracciata dall’esortazione apostolica “Cristus Vivit”, indirizzata ai giovani, in cui Papa Francesco scrive: «La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti della vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso». Entusiasmo, dal greco antico enthusiasmòs, letteralmente si potrebbe tradurre con «Dio dentro di te» (la sua essenza in te), per indicare una commozione intensa dell’animo, uno stato di allegria e voglia di vivere, poiché posseduti dal suo Spirito. Ecco a cosa l’esortazione apostolica ci richiama: a vivere una prassi pastorale nella gioia di un Dio che viene ad abitare dentro di noi.

Monsignor Domenico Mogavero, in occasione della presentazione delle linee guida del piano pastorale 2019-2020, usa una bellissima espressione: “Lo Spirito aleggia sulla Chiesa”. Il progetto “La carità é festa” è frutto dello Spirito Santo, uno Spirito che armonizza, che agisce nella sua imprevedibilità. Non c’è maggiore libertà che quella di lasciarsi condurre dallo Spirito, permettere che egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Il progetto “La carità é festa” aderisce a una forma di carità dinamica, fatta di relazione, di ascolto, di momenti di festa, di uscite, di condivisione fraterna, di preghiera, di annuncio; una carità in cui i poveri diventano i protagonisti indiscussi, una carità in cui gli ultimi diventano le nuove comunità.

Nell’Osservatore Romano del 4 dicembre 2019 Papa Francesco parla della caratteristica particolare dello Spirito Santo: l’imprevedibilità, che crea nuovi dinamismi nella società, che coinvolge nuove persone e gruppi affinché fruttifichino in importanti avvenimenti storici; senza ansietà, con convinzioni chiare e tenaci.

Non vergogniamoci allora di fare festa, di ballare, come danzò Sara piena di gioia dopo aver partorito Isacco, come danzò Davide con tutte le forze davanti al Signore, una gioia che lo portò a uscire da ogni compostezza per rendergli lode; ma una volta rientrato al palazzo la figlia del re Saul, Mikal, lo rimprovera e lo induce alla vergogna. Questo avvenimento biblico ci conduce a tutte quelle volte che nel nostro cuore abbiamo disprezzato la religiosità genuina, fuori da certi canoni formali e ci trasmette la fecondità della lode gioiosa, dei gesti spontanei di carità, lontani da ogni forma di perbenismo. Sara ballava nel grande momento della sua fecondità a novant’anni, Mikal per il suo disprezzo rimase sterile per tutta la vita!

Facciamo allora della carità un inno di lode al Signore, usciamo dalle nostre chiese, andiamo incontro al gregge, impregniamoci dell’odore delle pecore, cantiamo, balliamo, esultiamo senza perdere mai la tenerezza; quella tenerezza delle suore di Madre Teresa a cui il Papa fa riferimento dopo la sua visita apostolica in Macedonia, senza la quale diventiamo troppo seri e troppo acidi. Non si può modellare la propria vita su Cristo, semplicemente ripetendo o clonando le opere che gli altri hanno compiuto, perché nessuno ha la stessa via d’amore di un altro. Il Signore ha sempre una volontà particolare da affidare a ciascuno per portare nel mondo un particolare messaggio e realizzare una particolare missione da riconoscere vivendo secondo lo Spirito.

Avviandomi alla conclusione mi piace riportare il messaggio di Papa Francesco all’omelia della messa del Mercoledì della Ceneri, che apre il tempo di grazia della Quaresima 2020, nella basilica di Santa Sabina: «Siamo cittadini del cielo e l’amore a Dio e al prossimo è il nostro passaporto per il cielo»; il Santo Padre ci invita a vivere questo tempo di Quaresima come un tempo di grazia per accogliere lo sguardo di Dio su di noi e, così guardati, cambiare vita. Il Papa sottolinea «siamo al mondo per camminare dalle ceneri alla vita e ci ricorda che noi figli di Dio, non possiamo vivere per inseguire una polvere che svanisce: valiamo molto di più, viviamo per molto di più, per realizzare il sogno di Dio, per amare, per realizzare il sogno di Dio, per amare».

Rossella Leone per Condividere

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