[DENTRO LA QUARESIMA/2] Il Volto trasfigurato: una luce, una voce, un ritorno

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Il Vangelo della seconda domenica di Quaresima (Mt 17,1-9) ci conduce per un cammino, estasiante e memorabile per certi versi, ma nello stesso tempo aspro e deludente. Siamo anche noi condotti sul Tabor per contemplare il Signore Gesù, trasfigurato. È lui, o non è Lui? Un interrogativo che tante volte gli apostoli si posero, perché mai in loro era stato vinto il dubbio su chi fosse Gesù veramente. La visione straordinaria di quel giorno fu riservata ai più fidati: Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi che nel giardino degli ulivi, però, lo avrebbero lasciato solo e inconsolato nell’imminenza della passione. Sul Tabor essi sono travolti dall’evento e non capiscono più nulla. Vedono Gesù Luce del mondo, affiancato da Mosè ed Elia, e sentono discorsi a loro già anticipati: si parla della prossima passione del Maestro, che essi avevano rifiutato. Pietro pensa che sia meglio fissare in modo definitivo quella visione; ma – ahimè! – una volta ancora dice parole fuori luogo. Li rassicura e conferma una voce, quella del Padre, che, come al Giordano, riconosce in Gesù il Figlio, l’amato: È Lui, ascoltatelo! E questo è quello che conta veramente, una volta lasciato il Tabor e ripreso il cammino verso il Golgota.

Il tempo di ascoltare e di rendersi conto in preda a grande panico, e tutto è già finito. Peccato! Infatti, di fissare quel fotogramma per renderlo infinito, manco a parlarne. Il ritorno al quotidiano è come il risveglio da un sogno avvolgente ed esaltante: delusione vuota e irritazione palpabile. Bisogna lasciare, senza dimenticarla, l’estasi del monte e rituffarsi nel grigio quotidiano, dove sono in agguato le misere povertà dell’umano, compreso il coronavirus.

A noi cosa lascia oggi quest’evento? Per prima cosa la consapevolezza che le esperienze spirituali formidabili possono cambiare la vita, ma non durano tutta la vita; sono gocce di balsamo profumato e ristoratore, donate per riprendere il cammino del quotidiano, non sempre luminoso. La Trasfigurazione ci lascia ancora una voce, che indica la via che porta diritta alla Pasqua (croce e risurrezione), vita nuova, segnata dall’amore che la trasfigura. Una voce che riscalda il cuore e aiuta a vivere bene la Quaresima: ascoltate oggi la sua voce! (cfr Sal 95,7). E ci lascia, infine, una certezza: quel Gesù che ci ha condotto sul monte, ci accompagnerà nel ritorno per ritrovare la strada sulla quale ci aspettano quanti attendono la nostra testimonianza.

Domenico, Vescovo
(Nelle foto: la Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor, facciata e interno)

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