Anche l’Azione Cattolica delle diocesi di Trapani e di Mazara del Vallo esprimono il proprio dissenso alla chiusura dei punti nascita in Sicilia, previsto dal decreto Balduzzi (il 158 del 13 settembre 2012). In una lettera inviata ad amministratori e politici, Gino Gandolfo ed Erina Ferlito chiariscono le ragioni del dissenso. «Pantelleria è collegata alla Sicilia tramite traghetto, che impiega circa otto ore di navigazione, o per via aerea: facilmente però le condizioni meteorologiche non consentono la navigazione né la partenza degli aerei o dell’elisoccorso».
I due scrivono ancora: «le partorienti di Pantelleria e i loro congiunti devono essere considerati cittadini come gli altri: il Governo e la comunità nazionale non possono sottoporre a gravi disagi la maternità, compromettendo il diritto alla salute e costringendo le donne a partorire con enormi rischi, sia psicologici che economici; ciò a causa dei costi che le famiglie sono costrette a sopportare per raggiungere l’isola maggiore con largo anticipo rispetto alla prevista data del parto. La nascita è fra i più importanti dei diritti umani e non può essere negata agli isolani. La chiusura dei punti nascita nelle isole vanifica la recente legislazione in merito alle pari opportunità e compie passi indietro di parecchi decenni, quando le donne partorivano in casa, sottoponendosi a notevoli rischi per la propria vita e per quella dei nascituri».
Da qui la solidarietà espressa dall’Azione Cattolica di Trapani e Mazara del Vallo ai cittadini, e in particolare alle donne, di Pantelleria. Infine l’appello «a tutti gli uomini di buona volontà, e soprattutto a coloro che hanno poteri decisionali, ad adoperarsi per il mantenimento dei punti nascita di Pantelleria e delle altre isole minori, affinché le partorienti ivi residenti abbiano gli stessi diritti delle altre donne».
L’auspicio di Gandolfo e Ferlito è quello che «la Regione Siciliana, nelle more della riapertura dei punti nascita di Pantelleria e delle altre isole minori, adotti ogni misura per lenire i disagi delle partorienti e dei loro familiari, possibilmente mettendo loro a disposizione, per il periodo necessario, appartamenti a costo zero, come ad esempio quelli confiscati alla criminalità organizzata».