Il 1° maggio, Festa del lavoro ha rappresentato per anni l’occasione nella quale quanti sostenevano quotidianamente la dura fatica di un mestiere o di una professione, spesso senza i dovuti riconoscimenti di diritti e garanzie, potevano mettere in comune esperienze, sofferenze, prospettive e rivendicazioni. In tempo di pandemia tale ricorrenza non può avere sicuramente un carattere festoso perché è notevole il numero di lavoratori che non hanno un’occupazione garantita e che temono di perdere ogni speranza con la fine del blocco dei licenziamenti. Ma la data non può essere cancellata dal calendario. È necessario, allora, dare un senso diverso a questa giornata.
Per prima cosa bisogna manifestare vicinanza e solidarietà, in particolare ai lavoratori a rischio, non solo con le parole, che pure hanno un senso, ma con segni e gesti ciascuno secondo le proprie possibilità e competenze. Sarebbe bello trovare il modo di strappare un sorriso a qualche padre di famiglia in pena per l’impossibilità di provvedere ai suoi come vorrebbe. Bisogna nello stesso tempo ripensare le politiche del lavoro, aprendo questo mondo alle innovazioni scientifiche e tecnologiche attraverso la riqualificazione di professioni e mestieri, particolarmente nell’agricoltura, nella pesca e nell’artigianato.
Si impone una politica che apra le giovani generazioni a prospettive concrete di futuro nella terra che li ha generati, senza privare le loro famiglie e la società della loro voglia di vivere e di fare. Particolarmente urgente è incoraggiare il ritorno alle eccellenze del nostro territorio: vite, ulivo e colture in serra per una alimentazione sana che migliori la qualità della vita.
In questa occasione desidero ringraziare quanti si sono adoperati attraverso le Caritas parrocchiali per soccorre le necessità quotidiane delle famiglie di lavoratori e nello stesso tempo assicuro che le porte delle nostre parrocchie sono sempre aperte per una parola di conforto e di sostegno e per quegli aiuti concreti che possiamo offrire secondo le nostre possibilità. Buon 1° maggio a tutti.
Domenico, Vescovo