[IL MESSAGGIO] Giornata mondiale del povero, il Vescovo: «Mano tesa con un sorriso»

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“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32) è il tema del messaggio di Papa Francesco per la quarta Giornata mondiale del povero, che si celebra domenica 15 novembre. Sono parole che intendono aiutare tutti «a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza» in quanto «la povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione a ogni condizione particolare».

La mano tesa verso l’altro «è un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore. In questi mesi, nei quali il mondo intero è stato come sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, sconforto e smarrimento, quante mani tese abbiamo potuto vedere! […] mani che hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione». Belle testimonianze che hanno scosso l’indifferenza che spesso circonda chi è nel bisogno, aggravandone sofferenza ed emarginazione. Il Papa scolpisce questo atteggiamento con l’immagine fortemente evocativa «per contrasto di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici.

Mensa “Rosario Livatino” di Mazara del Vallo (foto 2019).

 

L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano». E questo certamente non può essere il modo di fare del cristiano, per il quale, anzi, «tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione […] perché i poveri sono e saranno sempre con noi (cfr Gv 12,8) per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana».

Confermando una scelta di campo, caratterizzante questo pontificato, Francesco invita, perciò, la comunità cristiana «a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. E per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona. […] Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità». Sentirsi tranquilli con Dio perché si è reso a Lui il culto liturgico è pura e colpevole illusione, per il fatto che «la preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio».

Il Papa osserva, sì, che «la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione». In particolare, «offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità», in quanto «non ci si improvvisa strumenti di misericordia» perché «è necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi».

Mensa “Rosario Livatino” di Mazara del Vallo (foto 2019).

E perché non si pensi che la mano tesa verso i poveri significhi soltanto o soprattutto mettere mano al portafoglio, Francesco precisa che «il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l’amore […] che è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore». E perciò «anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia. La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo».

Domenico, Vescovo

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