Come Maria nel brano del Vangelo proclamato nella solennità dell’Immacolata Concezione, davanti all’arcangelo Gabriele, pronuncia il suo Eccomi, anch’io mi sono ritrovato martedì 7 dicembre, ai primi vespri dell’immacolata, a dover pronunciare il mio Eccomi. I tempi del Signore, non sono di certo i nostri. È proprio nel momento in cui ti senti smarrito, dopo aver visto gli occhi di chi soffriva per via del Covid, dopo aver vissuto in prima linea la pandemia, dopo momenti pieni di sconforto in cui la gente ti chiedeva: «ma il tuo Dio in questo momento dov’è?», quando tu stesso ti proponevi la stessa domanda, il Signore, si rifà presente.
Adesso a un anno dal conferimento del ministero di lettore, mi ha richiamato davanti a sé per affidarmi un nuovo ministero. In questi due anni, convissuti con il Covid in tutti gli aspetti quotidiani della vita, l’unico posto fisico e spirituale dove trovavo rifugio era davanti agli occhi della Madonna Addolorata. Percepivo in quegli occhi il dolore che solo una madre può provare per i suoi figli. Nei due anni di servizio nella parrocchia Maria Ss. Addolorata, sono stato in mezzo ai ragazzi come catechista, dovendo anche affrontare quella che è stata la lontananza fisica. Mi sono dunque dovuto attrezzare per fare in modo che i miei ragazzi non si perdessero e ho fatto del web la nostra agorà virtuale dove incontrarci. Spesso, nelle mie preghiere, oltre ad affidare chi stava male, chiedevo a Maria e a Dio di mostrarmi un raggio di luce durante questa tempesta fatta di paura, mascherine e distanziamento fisico. Il raggio di luce non è arrivato, ma il cielo si è schiarito ed è spuntato un bellissimo arcobaleno.
L’arcobaleno di cui vi voglio parlare è appunto quello che unisce la mia vita a quella di Carlo Acutis e che mi porta a fare l’esperienza del gruppo giovani. Nasce, infatti, nella parrocchia, un gruppo giovani, guidato da mia moglie e da mia figlia, che a loro volta mi coinvolgono per essere partecipe di ciò. Mi ritrovo di nuovo ad avere 12 anni, a vivere con loro la realtà dell’adolescenza e a guidarli insieme a mia moglie, mia figlia e al nostro pastore don Sergio De Vita verso la loro autostrada per il cielo: l’Eucaristia. Facciamo di Carlo Acutis un modello da seguire, ci dà segni chiari e che rendiamo parte attiva del gruppo, facendo delle sue frasi tesoro in tutto quello che affrontiamo. In parrocchia riceviamo la gioia di avere le sue reliquie e insieme ai ragazzi organizziamo una festa in suo onore. Come ci siamo resi conto che lui fosse realmente lì? Nel cielo c’era un arcobaleno.
L’esperienza con i giovani mi permette ancora tutt’ora di crescere spiritualmente. Aiutare loro a trovare risposte a determinate domande su Dio, mi consente di capire sempre di più che gli studi che sto facendo in realtà sono la mia vocazione. Mi rendo conto che i ragazzi sono terreno fertile su cui lavorare. Nel mio cammino una delle mie missioni è seminare bene su questo terreno. L’accolitato è giunto in un momento in cui sentivo il bisogno di avere un altro riscontro in quello che è il mio percorso, ed evidentemente il Signore, che tutto vede ma che ha i suoi tempi, era a conoscenza che io ne avessi veramente desiderio.
Pino Mendolia per Condividere