Quando l’idea ci è balenata in mente, mai nessuno di noi avrebbe mai creduto di poter realizzare un sogno grande così. Eppure, tassello dopo tassello, iniziativa dopo iniziativa, si andava costruendo l’impalcatura di quella che oggi definiamo l’opera più bella vissuta in questo anno giubilare dall’Unità pastorale di Campobello di Mazara. Oggi che tutto è stato realizzato, è emozionante raccontare cosa abbiamo vissuto. Da Campobello di Mazara a Roma per vivere il Giubileo mondiale dei poveri. Siamo partiti in 43, tra cui 11 assistiti dalla nostra Caritas e, se tutto questo è stato possibile, è stato grazie al progetto “La carità è festa, Elisa vive”. L’intero pellegrinaggio, infatti, è stato sostenuto dai fondi raccolti durante una serie di iniziative che i centri di ascolto Caritas dell’Unità pastorale hanno promosso nel tempo. Abbiamo avuto la possibilità di costruire nuove relazioni con le famiglie e sentirci parte di una Chiesa che non esclude nessuno.

I soldi raccolti hanno permesso di coprire le spese di viaggio per undici persone, tra giovani e adulti, accompagnati dal parroco don Nicola Patti e dal vicario parrocchiale don James Nderito Ndirango. Questo pellegrinaggio ci ha permesso di guardarci più da vicino senza pregiudizi, come famiglia, facendoci l’uno sostegno delle fragilità dell’altro. Un cammino che ci ha evangelizzati facendoci uscire da noi stessi e riscoprire che nel donare risiede la vera felicità. La commozione è stata palpabile già dal pellegrinaggio che abbiamo fatto con la croce lungo la via della Conciliazione e poi l’ingresso attraverso la Porta Santa nella Basilica San Pietro sabato 15 novembre; ci siamo così sentiti parte della Chiesa universale di Cristo. Ad accoglierci in Basilica c’era monsignor Calogero La Piana, già Vescovo di Mazara del Vallo. Insieme a lui abbiamo recitato il Credo davanti alla tomba dell’Apostolo Pietro.
Domenica 16 novembre abbiamo avuto la possibilità di partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta da Papa Leone per la IX Giornata mondiale dei poveri. Il Pontefice nella sua omelia ci ha richiamati a essere pellegrini di speranza in cammino nello stile di un servizio di carità che non è assistenzialismo, ma cura dell’attenzione per rompere il silenzio della solitudine. Dopo la messa, sei dei nostri amici (Giuseppe Russo, Veronica Rubino, Salvatore Margiotta, Kevin Di Maio, Aurelia Ingoglia, Francesca Randazzo) hanno avuto la gioia di partecipare al pranzo con il Santo Padre, assieme ad altri tremila commensali provenienti da tutto il mondo. A condividere la tavola con i nostri amici c’è stata suor Geneviève Jeanningros, cara amica di Papa Francesco, una piccola suora francese che ha dedicato tutta la sua vita completamente agli ultimi. Con lei Alessia Nobile, transgender, autrice dell’autobiografia “La bambina invisibile”. Alla fine del pranzo ad attendere i nostri amici c’ero io ed Enza Lupo.
In loro abbiamo notato subito la gioia e la loro incredulità per aver condiviso con Papa Leone un momento così intimo. Francesca ci ha raccontato, che è riuscita a stringere la mano al Papa, che le ha ricambiato un sorriso. In lei abbiamo letto una gioia incontenibile. Questa esperienza ci ha fatto toccare con mano la generosità delle famiglie di Campobello di Mazara che, nel mese di maggio, hanno accolto la Madonnina dei poveri per recitare il Santo Rosario. E poi grazie ai ragazzi del catechismo e alle catechiste che hanno collaborato alla vendita delle polizze per le estrazioni; ai fedeli che hanno partecipato a una serata di beneficenza; alla banca Mediolanum che ha sponsorizzato lo striscione del Giubileo; ai pellegrini che hanno partecipato al Giubileo toccando la carne di Cristo nelle fragilità dei fratelli. Di questa straordinaria esperienza di reciprocità vissuta al Giubileo dei poveri ci portiamo a casa i profondi momenti di fede vissuti insieme, i sorrisi, gli abbracci, le piccole e grandi fatiche condivise, nonché la gratitudine di Papa Leone espressa nelle parole dell’omelia rivolti a tutti noi operatori della carità, ai tanti volontari e a quanti si occupano di alleviare le condizioni dei più poveri.
Come riporta l’esortazione apostolica “Dilexit Te” di Papa Leone XIV «la Chiesa non aiuta i poveri: li ama». Questo ci conduce all’essenzialità della fede e ci fa pellegrini di speranza nella Chiesa di Cristo. Con immensa gratitudine a Dio faccio mie le parole di Papa Francesco: «Come vorrei una Chiesa povera per i poveri», dove tutti siamo chiamati a diventare una carezza di Dio per quelli che forse hanno dimenticato le prime carezze o che nella vita non le hanno mai ricevute. Questa è la Chiesa che ci piace.
Rossella Leone, animatrice Caritas Unità pastorale Campobello di Mazara


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