A chi non è mai capitato di rivedere dopo tanto tempo un volto caro e di meravigliarsi per come, passati gli anni, il ricordo di determinate esperienze condivise possa restare nitido e ricorrente per entrambi? Sono quei momenti in cui ci si rende conto di quanto siano importanti alcuni frammenti della vita di ognuno di noi e l’incontro diventa gioia, così come è successo domenica 7 aprile quando, ricordando il 40° anniversario della promessa di sei guide mazaresi – le prime di un lungo percorso intrapreso dallo scoutismo mazarese e mai terminato – abbiamo potuto assistere a diversi piccoli miracoli.
Il primo di questi è stato un’immagine: la Cattedrale di Mazara del Vallo colma di scout, centinaia di bambini, ragazzi, giovani e adulti che ancora oggi credono nei valori del più grande movimento giovanile del mondo e si lasciano trasportare in esperienze avvincenti e impegnative, segno che nonostante un secolo trascorso dal primo campo estivo realizzato in Inghilterra la proposta educativa scout è ancora valida e stimolante per le nuove generazioni. Il secondo segno è stato il vedere due associazioni apparentemente distanti, la Federazione degli Scout d’Europa e l’Agesci, condividere momenti intensi a partire dalla preghiera caratterizzata da attimi di commozione e nostalgia a finire al Festival dei canti scout che ha messo in evidenza come tutti gli scout e le guide mettano radici negli stessi valori, e come ci si trova così uguali quando animati da un unico Credo e dall’entusiasmo di voler veder crescere in maniera sana i ragazzi che il Signore ha affidato ai capi-educatori.
Un altro miracolo è stato il toccare con mano come il detto «Una volta scout, sempre scout» non sia unicamente legato al significato letterale della parola «Promessa», ma come l’esperienza scout sia stata capace di mettere un seme in centinaia di ragazzi mazaresi, molti divenuti uomini e donne di questa società, alcuni di loro capaci di scuotere gli animi con l’esperienza personale di chi quarant’anni fa, e non solo, pronunciava per la prima volta la promessa dandoci il segno di come le strade dello scoutismo continuano anche quando ci si si sveste dall’uniforme; oppure ci hanno fatto incantare gli incontri di chi si è dato appuntamento con un semplice tam tam telefonico o informatico per indossare ancora una volta per un giorno il fazzolettone, come quattro guide che negli anni ‘90 hanno percorso insieme il sentiero del Reparto e si sono ritrovate insieme per l’occasione, chi nei panni di capo, chi di mamma, chi di donna impegnata nel proprio contesto sociale.
Di questa giornata resterà indelebile la Santa Messa celebrata da padre Antonino Bellissima , una celebrazione piena di significati e intrisa di parallelismi tra l’insegnamento del Vangelo e il cammino scout che porta all’incontro con Cristo attraverso l’esperienza umana.
Gianfranco Casale