[IL RICORDO] Quando Papa Giovanni Paolo II incontrò i terremotati del Belìce

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Papa Giovanni Paolo II fece visita ai terremotati del Belìce il 20 novembre 1982, celebrando la santa messa nei pressi di Salaparuta.

Era sabato mattina e, ancora con il buio, mi incamminai con alcuni amici per scendere dal nuovo centro di Salaparuta dove mi ero appena trasferito nella nuova casa dopo anni nelle baracche. Era stata una grande scommessa in famiglia: avevamo accelerato i tempi del trasloco apposta per essere lì quel giorno. Nel paese nuovo, nonostante non fossimo ancora tutti, c’era un grande fermento. Tutta la settimana avevamo visto e partecipato ai preparativi. Le ruspe avevano lavorato a ritmi serrati, il tempo inclemente aveva creato acquitrini ovunque. Alcune piazze non erano ancora state pavimentate, ma sarebbero dovute servire per il parcheggio delle auto.

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La mia amica Anita aveva accettato l’onere di ospitare nella sua casa di campagna la delegazione pontificia che aveva raggiunto Salaparuta qualche giorno prima dell’arrivo del Pontefice. Il monumento con la Madonna, realizzato da Giovanni Alessi, era stato montato velocemente e anche le lapidi con i nomi dei morti durante il sisma del ’68 vennero preparate con velocità, al punto tale che c’erano alcuni errori nei cognomi. Padre Angelo Traina, cappuccino di Castronovo di Sicilia, impegnato pastoralmente a Salaparuta, lo avevamo visto poco negli ultimi giorni, perché occupato in prima persona per l’accoglienza. Il sindaco Rosario Cangelosi, avvalendosi degli impiegati comunali, aveva predisposto spazi e percorsi all’interno del nuovo centro, mentre la grande organizzazione aveva distribuito gli abitanti provenienti dai diversi Comuni del Belìce in aree prefissate del grande spiazzo costituito da sabbione inzuppato d’acqua.

Salaparuta non aveva un posto molto vicino al palco, ma nemmeno troppo defilato. Già dalla sera prima dell’arrivo del Pontefice, c’era gente che era andata a dormire davanti le transenne, ma la pioggia aveva fatto desistere molti di noi. L’agitazione per quell’incontro speciale non mi aveva fatto dormire; ad alcuni giovani salitani erano stati assegnati dei ruoli durante la cerimonia, ma io non ero tra loro. Scendendo dalla collina, nonostante ancora il sole non fosse sorto, vedevo già molta gente davanti il grande palco, illuminata da fiaccole, torce e lampadine tascabili. Presto arrivò il sole. Non pioveva più già dalla sera precedente e un pallido sole ci scaldava.

Non fu facile raggiungere l’area assegnata a Salaparuta, il fango, la gente e le scarse indicazioni allungarono il percorso tra il sabbione bagnato. Fermi con gli altri amici, aspettavamo il Papa. Fu una lunga attesa. Ogni sirena, elicottero che sorvolava la folla ci faceva esultare. Finalmente l’elicottero di colore bianco atterrò sulla piazzola poco distante. La papamobile col Santo Padre arrivò davanti al monumento della Madonna. Noi eravamo molto lontani e nonostante avessimo tentato di raggiungerlo, la cosa non fu possibile. Ritornati nella nostra area assistemmo in silenzio alla celebrazione liturgica. Non era molto facile per noi seguire, l’amplificazione era spesso superata dal vociare scomposto della folla. Ricordo che alcuni miei paesani, vestiti con i costumi siciliani, portarono dei cesti all’offertorio.

Vidi padre Angelo Traina aggirarsi tra i prelati, ma come sua natura in posizione defilata, senza mai apparire. Finita la manifestazione, il Pontefice andò via e la marea di persone si mosse quasi all’unisono verso le diverse province. Il luogo era all’incrocio delle province di Trapani, Agrigento e Palermo. Molti raggiunsero Salaparuta, dove i parcheggi contenevano centinaia di auto. Io rientrai, con le scarpe sporche ma con il cuore in estasi. Non ricordo l’omelia, ricordo solo che emanava una luce, sotto il pallido sole di novembre, molto intensa, forse anche per la sua candida veste, una luce che arrivava ai cuori.

Giuseppe Verde per Condividere

Novembre 2022: il Vescovo monsignor Angelo Giurdanella ha celebrato la santa messa a Salaparuta, alla presenza dei sindaci della Valle del Belìce.

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