Perché il matrimonio cristiano viene visto, nell’immaginario del nostro tempo, quasi come una costrizione e un’imposizione? Io credo che il motivo di fondo sta nell’aver contrapposto fedeltà e libertà, nel pensare che la fedeltà soffochi la libertà. Ma non è così! È la fedeltà che permette di far crescere una relazione e di realizzare un progetto di vita. Essa non è la costrizione che impedisce, ma è anzi la condizione che permette un progetto. E il matrimonio non può che poggiare sulla fedeltà. Se amare significa costruire e vivere una relazione che duri, la fedeltà è come il cemento dell’amore. Del resto, il vero amore è a (privativa latina) mors (morte), cioè è per sempre.
Dire al proprio partner: «non ti amo più» equivale a dirgli: «non ti ho mai amato». Inoltre, chi è fedele è libero, perché non è schiavo dei suoi desideri e delle sue passioni. Se una donna provoca, o se un uomo corteggia insistentemente, può essere difficile resistere. Per non desiderare una persona diversa dal proprio coniuge, bisogna convincersi di avere dentro questa libertà e ancora che essere liberi dal desiderio è alla lunga più bello e più gratificante che esserne schiavi. E poi, la fedeltà non ci consegna a un tempo immobile, senza novità, perché chi è fedele non avrà mai abbastanza tempo per dire e dare alla persona che ama tutto il suo amore.
È commovente vedere un uomo e una donna che, invecchiando, si occupano con delicatezza l’uno dell’altra. La loro storia di fedeltà e di affetto ha prodotto qualcosa che mille storie diverse non avrebbero potuto produrre. Qualcosa che resta, perché non vive nella sabbia, ma nel cuore. Quando si cerca di gratificare il proprio io, si dimentica che l’io si realizza solo nella relazione con l’altro. Chi vuole realizzare solo se stesso, alla fine perde se stesso. Farci riscoprire questo insegnamento evangelico di fondo è uno dei compiti della Chiesa del nostro tempo.
Salvatore Capo