La canonizzazione insieme di Paolo VI e del Vescovo latino americano Oscar Romero riceverà molte chiavi di lettura e interpretazioni. Io ne propongo due: la categoria teologica dei giovani in prossimità del Sinodo proprio sui giovani e il progresso dei popoli come sviluppo integrale umano grazie alla evangelizzazione. Se si legge con attenzione la Gaudete in Domino di Paolo VI per il Giubileo del 1975 si rimane molto sorpresi che egli scelga di rivolgersi ai giovani come categoria teologica. Paolo VI è il Papa che ha voluto consegnare il Concilio Vaticano II con messaggi a diverse categorie di persone che rappresentassero interamente la famiglia umana mostrando la scelta di annunciare il Vangelo (EN) come ciò che costituisce la natura stessa della Chiesa come missionaria.
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In questa stessa prospettiva riconosceva nei giovani la categoria teologica per comprendere il progresso della storia per tutta l’umanità grazie al Vangelo che annunciava e testimoniava la Chiesa. I giovani diventavanoper Paolo VI segno dei tempi come progresso della fede e sviluppo integrale dei popoli. I giovani erano per il Papa beato la teologia del tempo come missione e sviluppo dei popoli come compito della Chiesa. La Chiesa è chiamata a orientare il cammino della storia dei popoli come sviluppo integrale e questo avviene nel dialogo costante con i giovani.
Allo stesso modo Oscar Romero vuole riscattare il suo popolo del San Salvador verso un cammino di sviluppo e di crescita, capace di riconoscere la dignità di ogni persona e di promuovere ogni forma di sviluppo autenticamente umana. Immette nel suo popolo la categoria di risurrezione come cammino del popolo che non può fermarsi, neanche a causa della sua uccisione, del suo martirio. Spesso ripeteva che se l’avessero ucciso sarebbe risorto nelle idee e nel cammino del suo popolo. Il Papa della Popolorum progressio e il martire della crescita del suo popolo sono così vicini nell’aver testimoniato che il principio di risurrezione iniziato da Cristo nella storia non può essere né fermato né estromesso, ma l’unico popolo di Dio cammina versa il compiersi del regno di Dio. Due santi che hanno compreso bene il vangelo come lievito della storia e la cultura come legame con la grazia. A una Chiesa che vuole crescere come unico popolo e che vuole riconoscersi nella progressione dei giovani come segno dei tempi e della fede, forza di sviluppo integrale umano ed evangelico, questi due santi diventano esempio, intercessione, comunione. Il 14 ottobre sarà un bel giorno, come in cielo così in terra.
don Vito Impellizzeri per Condividere