Ricominciare l’anno pastorale significa riuscire ad immaginare in modo creativo la vita propria e altrui alla luce dello Spirito che tutto rinnova e tutto ricrea. La nostra Chiesa ha ricevuto dal suo pastore un progetto convergente per edificarsi come comunione di comunità. La tappa annuale ci invita ad aprirci alla vita che è relazione. Non possiamo proprio disattendere le attese dello Spirito che vuole rinnovare a tutti i livelli il tessuto relazionale della nostra Chiesa. Alla luce delle indicazioni ricevute, siamo chiamati a rinnovare la fiducia nell’opera di Dio; e l’opera salvifica di Dio si realizza e si manifesta attraverso la qualità dei legami relazionali che ciascuno intesse nell’arco della propria vita.

Ricordiamo che non c’è altra forma in cui ci è dato di esperimentare un’autentica vita credente, se non all’interno di una reale e quotidiana gamma di contatti umani e spirituali. Solo all’interno di un’autentica condivisione di fede e di un quotidiano contatto tra persona e persona, il progetto salvifico di Dio diventa storia per noi. Una buona vita secondo il Vangelo non è un percorso di realizzazione personale, ma è un perseverante confronto con altri compagni di viaggio. Ogni comunità è chiamata ad offrire tra i propri rami un luogo in cui accogliere e promuovere la vita di chiunque vi giunge, e potrà farlo nella misura in cui saprà affondare le proprie radici nella profondità del Mistero che la inabita in mezzo a povertà e contraddizioni. Ecco perché è necessario chiarire, ricordare e perseguire l’obiettivo principale di ogni cammino che si vuole veramente ecclesiale, ovvero l’edificazione paziente della relazione vista come dono e come conquista, come grazia e come sfida.

Una pianificazione pastorale che non fosse programmazione di una pedagogia della relazione vanificherebbe inesorabilmente il senso stesso della Chiesa nella storia; essa, infatti, esiste unicamente come popolo messianico e sacramento di salvezza. La “conversione pastorale”, richiesta dalla nuova evangelizzazione, sarà allora lo sforzo per costruire una pedagogia comunitaria della santità cristiana. Le molteplici urgenze del ritmo pastorale non devono distrarci da quello che ci viene indicato come obbiettivo primario ed essenziale: da sempre l’evangelizzazione è la rivelazione di un modo alternativo di vivere insieme; anche oggi la comunità che vive relazioni evangeliche è la lettera scritta dallo Spirito per l’uomo contemporaneo smarrito dentro una massa di superficiali relazioni.

Siate, allora, fermento di una nuova solidarietà dentro le vostre comunità e nelle realtà pastorali e sociali in cui Dio vi manda. Non stancatevi di alzare continuamente lo sguardo a Cristo modello e principio di ogni buona relazione. Custodite il ricordo di Colui che ha dato la vita per i suoi amici. Mi auguro che possiate valorizzare al massimo i diversi contributi previsti per i ritiri mensili e possiate vivere il percorso proposto come un modo per riscoprire e migliorare le vostre vite in relazione, per allacciare nuovi vincoli di amicizia con le vostre consorelle e condividere le vostre ricchezze personali e comunitarie.
Padre Gianluca Romano
Delegato diocesano per la vita consacrata