[LA MADONNA DEL PARADISO] Culto e devozione per la compatrona di Mazara del Vallo: la storia del prodigio

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La Cattedrale, dedicata all’atto della sua fondazione al SS. Salvatore, oltre a essere la chiesa madre della diocesi, ha rappresentato nel corso della sua storia anche il pantheon delle tombe episcopali, in particolare di quei pastori della chiesa di Mazara del vallo che, per consuetudine, vollero essere seppelliti in essa, ultimo il Vescovo mons. Costantino Trapani, che fu sepolto in Basilica nella cappella dell’immacolata il 7 marzo 1988. Ma le consuetudini di tanto in tanto sono interrotte nel loro ritmo ciclico da eventi particolari che ne creano l’eccezione, come ad esempio la scelta del proprio sepolcro fatta da monsignor Orazio La Torre (o Della Torre), Vescovo di Mazara del Vallo dal 1792 al 1811; La Torre fu l’unico fra tutti i presuli della Chiesa di Mazara del Vallo che non volle essere seppellito né nella sua città natale (Palermo), né in cattedrale, ma nel santuario della Madonna del Paradiso.

Per chi oggi si reca in esso ha modo di vedere nel pavimento del cappellone a fronte dell’altare maggiore la lapide sepolcrale di quel Vescovo. L’eccezione era nata per un evento speciale segnato dal movimento degli occhi dell’immagine della Madonna rappresentata su una tela; prodigio questo che ha contraddistinto gli anni del Vescovo La Torre. Lo straordinario fenomeno avvenne la sera del 3 novembre del 1797, nella Casa Santa in Mazara del Vallo durante gli esercizi spirituali svolti nella cappella detta del Paradiso (da ciò l’appellativo di Madonna del Paradiso dato alla figurazione).

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Un fedele in preghiera, guardando con attenzione l’immagine, si rese conto che, alle parole «rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi», il volto della Madonna si animava con il movimento degli occhi attivi e oscillanti. disorientato dell’accadimento, rendeva noto il miracolo agli altri partecipanti che, stupiti ed entusiasmati dall’evento, attivarono un passaparola che immediatamente fece affluire una moltitudine di persone, divenute testimoni del prodigio, ripetutosi più volte. Il Vescovo, cautamente, inviò sul luogo il vicario generale al fine di invitare i partecipanti agli esercizi spirituali a essere più razionali, probabilmente nella convinzione che potesse trattarsi di una suggestione collettiva. con grande stupore, però, l’inviato-controllore divenne uno dei più validi testimoni dell’incredibile avvenimento. l’evento coinvolse passionalmente monsignor La Torre fino alla fine dei suoi giorni.

La venerata immagine fu portata in processione in Cattedrale. Il Vescovo volle immediatamente preparare un processo canonico sulla portentosa manifestazione; processo iniziato il 10 dicembre 1797 e chiuso il 23 agosto 1798 con la proclamazione dell’autenticità del prodigio. Il dipinto su tela, di forma ovale, opera di Sebastiano Conca, era stata acquistato a Roma dal gesuita mazarese padre Gabriele Milazzo. La Madonna è raffigurata a mezzo busto e nella grandezza naturale. essa è rappresentata con le mani incrociate sul petto e le labbra socchiuse come se pregasse. i suoi occhi sono rivolti verso l’alto in atteggiamento estatico, fatto risaltare dalla luminescenza dell’aura divina, evidenziata da dodici piccole stelle che ne circondano il capo. I capelli sciolti scendono sulle spalle e una veste bianca avvolge le spalle della Madonna e un drappeggio ceruleo ne copre il corpo, facendo sì che l’insieme del dipinto trasmetta allo spettatore un senso di quiete, di pace interiore, di devozione, insomma di religiosità.

Il Vescovo, testimone pure esso del miracolo, per accrescere il culto e dare una prestigiosa collocazione alla preziosa icona, repentinamente si adoperò per la realizzazione di un santuario, dando disposizione che si realizzasse nella zona dove sorgeva una chiesa fuori le mura della città, dedicata alla Madonna del Rosario, esattamente nell’area dove oggi è il Santuario della Madonna del Paradiso. I lavori furono eseguiti a ritmo serrato; addirittura lo stesso presule più volte si recò in cantiere per essere da esempio e stimolo agli operai. Completati i lavori, il 6 novembre 1808 la preziosa tela della Madonna fu solennemente traslata dalla casa santa nella nuova sede.

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Nel corso della sua storia, Mazara del Vallo, a seguito di eventi nefasti, ha eletto a patroni vari santi. Così il 23 agosto del 1614 per tutelare la città dalla peste e dalla carestia, viene dichiarato secondo patrono S. Vito, «perché con l’altro patrono, il ss. salvatore, meglio fosse protetta la città dai pericoli della peste e della carestia». Successivamente, il 20 luglio 1625, a seguito della peste vengono traslate le reliquie di santa rosalia e la santa viene nominata compatrona della città. Per ragioni ancora oggi ignote il 20 giugno 1751 è San luigi Gonzaga a essere eletto compatrono della città. insomma non si può dire che ai mazaresi manchino santi Patroni, ma è il culto alla vergine santissima del Paradiso che predomina su qualsiasi altra devozione e costituisce per Mazara del vallo e per l’intera Diocesi quella madre rifugio per i credenti. Beddra matri di lu Paradisu è quell’espressione-invocazione che le nostri madri ci hanno insegnato fin da piccoli scegliendo Maria quale tutrice, Madre e Signora Nostra.

Mario Tumbiolo per Condividere
[ACCADEMIA SELINUNTINA]

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