Un anno fa, agli inizi di quest’avventura, quando abbiamo fatto richiesta per diventare volontari del Servizio civile universale, pensavamo di passare un anno all’interno di una struttura dove ci venivano affidati diversi compiti da svolgere, ma non pensavamo che con il passare dei giorni saremmo arrivati a formare un bellissimo gruppo composto da otto vite diverse unite per un progetto caritatevole.

Infatti, il Servizio civile per definizione è un’esperienza dove i giovani dai 18 ai 28 anni dedicano 12 mesi a favore di un impegno solidaristico, inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore della ricerca della pace. Garantisce anche una forte valenza educativa e formativa, una grandissima occasione di crescita personale e un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro paese.
Cosa facciamo ogni giorno? Il nostro lavoro, o se è meglio chiamarlo servizio, si svolge nei locali della Caritas diocesana e del centro “Voci dal Mediterraneo”. Quello che facciamo non è semplice; spesso ci capita di entrare in contatto e di occuparci di persone che non hanno una vita semplice o con delle difficoltà molto profonde e non semplici da superare. Attraverso il centro di ascolto noi offriamo una possibilità a queste persone donando un aiuto, cercando di rendere le loro vite più facili.
Nel pomeriggio ci spostiamo nei locali del centro “Voci dal Mediterraneo” e proprio lì che passiamo parte del nostro tempo lavorativo, dove accogliamo, come piace chiamarli a noi, “i piccoli sognatori”. In poche parole ci occupiamo di bambini e ragazzi di una fascia di età che va dai 6 ai 14 anni con diverse culture, anche con situazioni familiari disagiate e con gravi carenze scolastiche; li aiutiamo nello studio, donando loro affetto e dolcezza e dando un tocco di fantasia. Aver avuto la possibilità di fare il Servizio civile è stata una tra le esperienze più belle della nostra vita.
Fissando piccoli obiettivi quotidiani, abbiamo reso l’esperienza indimenticabile. Oggi non sappiamo se abbiamo trovato il nostro posto nel mondo; però sappiamo dove vogliamo andare e dove vogliamo arrivare. Se dovessimo dire così. stato il Servizio civile per noi, diremmo che è stato soprattutto una direzione, una via d’uscita, un nuovo sentiero da seguire, una diversa prospettiva. Un’insolita sicurezza, nella nostra fragilità. Quando pensavamo di aver esaurito le speranze, abbiamo trovato lungo la strada quest’occasione e ci siamo rimessi in gioco; realmente dopo aver fatto formazione abbiamo compreso il vero significato del Servizio civile: non un lavoro, ma uno stile di vita.
Francesco Genna, Vito Giacalone, Francesco Palmeri e Antonino B. Messina