Da domenica 13 a domenica 20 aprile, i cristiani vivono la settimana centrale della loro vita personale e comunitaria. Una settimana in cui ripercorrono liturgicamente gli eventi centrali della vita del loro Maestro: l’ingresso a Gerusalemme, il dono della sua vita nell’Eucaristia, il tradimento e il rinnegamento degli amici, il processo, la condanna, la morte ed infine la Resurrezione. Tutto questo viene chiamato “Mistero Pasquale”. Un mistero di buio e di luce, che si intersecano e si svelano reciprocamente, per dare senso nuovo alla vita dell’intera umanità. Un mistero che è stato realizzato, che si realizza ancora e si realizzerà sempre. Il “Mistero pasquale” svela il volto nuovo di un Dio che è padre misericordioso, in grado di perdonare ed accogliere sempre. Un Dio amico che ama oltre ogni possibile immaginazione. Un Dio che sceglie la via della condivisione per salvare. Nel “Mistero Pasquale”, il volto di Dio è quello di Gesù crocifisso! Non scandalizziamoci, si è fatto crocifiggere per stare accanto a tutti i crocifissi di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Inoltre, lo stesso “Mistero Pasquale” svela il volto nuovo dell’uomo, di ogni uomo che fa del servizio e della pace uno stile di vita. Il servizio e la pace due elementi necessari che esprimono umanità e fraternità. Il “Mistero Pasquale” rende l’uomo più umano, più vero, più autentico, più uomo. Domenica 13 aprile abbiamo portato in mano un ramo d’ulivo o una palma, ma questo segno è relativo, molto relativo, se contrasta con quello che portiamo nel cuore e sulle labbra. Non possiamo avere la palma in mano con il cuore incattivito.
Lungo quel tragitto che porta al calvario, Gesù ha detto di non piangere su di Lui, ma su noi stessi e i nostri figli, perché l’umanità si sta abbrutendo e distruggendo con la cattiveria, le guerre, il peccato. Ogni generazione di cristiani, in forza della fede nel “Mistero Pasquale”, deve sentire la missione di contribuire a creare il volto nuovo di un uomo pienamente umano. Infine, il “Mistero Pasquale” svela un nuovo stile di vita comune. In questi giorni, nella nostra città sono stati denunciati, sulla stampa locale e nazionale, tanto malessere e tanta violenza. Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura, a cui va la nostra gratitudine, non finiamo di soffrire violenza, menefreghismo, superficialità, corruzione e cose del genere. Eppure, noi cristiani, in città siamo la maggioranza!
Dobbiamo riconoscerlo con umiltà: la nostra presenza non si vede con chiarezza e non è incisiva per quanto dovrebbe. Dove sono i cristiani educatori? Dove sono i cristiani profetici? Dove sono i cristiani audaci e coraggiosi? Dove sono i cristiani che gridano forte e chiaro contro le ingiustizie di tutti i tipi? Dopo le denunce di quanti hanno subìto un torto disumano, diversi si sono affannati a fare comunicati di solidarietà. Ma, non servono i comunicati ufficiali di circostanza. Anzi, permettetemi di dire che, qualche volta risultano offensivi, perché portano le firme di quanti sono stati responsabili e causa di tanta sofferenza.
Tutti questi interrogativi e queste considerazioni non vogliono essere un atto di accusa per nessuno, ma una chiamata a raccolta, per sbracciarci tutti insieme e costruire quel volto nuovo di società che metta l’educazione dei ragazzi e dei giovani, la salute piena per tutti, la serenità, la pace, la giustizia, la verità, la vera accoglienza, l’integrazione… al centro delle sue preoccupazioni. Non possiamo accontentarci del minimo sindacale e non possiamo essere appagati di quello che già facciamo. Quello che facciamo, anche se non è poco, non è sufficiente. Mazara ha bisogno di tutti i cristiani e di tutti gli uomini di buona volontà.
C’è una rinnovata missione che in questa Pasqua il Signore ci rilancia. C’è un nuovo mandato che in questa Pasqua il Signore ci affida. C’è un grande compito che in questa Pasqua il Signore ci richiede. Noi cristiani abbiamo la responsabilità di metterci in cammino, attraversando il deserto, per giungere verso la terra promessa. Questa è la Pasqua del Signore! Questa è la nostra Pasqua!
don Giuseppe Alcamo


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