La Pasqua è il centro, il cuore e il culmine della vita delle comunità cristiane, ed essendo la parrocchia il luogo dove si esprime ordinariamente la dimensione comunitaria del vivere cristiano, i giorni del santo Triduo sono quelli che vedono il massimo della tensione spirituale, liturgica e di fattiva partecipazione. In questi giorni unici si intrecciano liturgia, pietà e spiritualità, e la sfida è sempre nel far convivere armoniosamente questi aspetti, compenetrandoli nella relativa distinzione. Pertanto deve essere cura di ogni comunità che la liturgia di questi giorni risplenda di particolare bellezza, ponendo attenzione che tutti i fili che intessono la celebrazione, dal canto all’omelia, dalle vesti sacre agli addobbi dell’aula liturgica, dicano a una voce, e con autentica verità, il mistero celebrato.
Gli esercizi della pietà popolare devono essere ordinati alla liturgia, e discendere da essa, per ridire, con il linguaggio a essi proprio della sensibilit. e della partecipazione affettiva, lo stesso mistero che la liturgia celebra; se infatti dicessero altro, o si sovrapponessero a essa, sarebbero espressione di un vuoto che niente dice, anzi contamina l’eminente santità di questi giorni. Il Giovedì Santo trova la comunità parrocchiale a sperimentare che dov’è carità e amore, lì è Dio; innanzitutto per la carità di Cristo che consegna se stesso nell’Eucaristia, sacramento della sua Passione, che si riflette nella carità dei fedeli, che accorrono portando doni per i poveri.
Questa carità è resa visibile in modo quasi sacramentale dalla lavanda dei piedi, segno del servizio reciproco che i fedeli vivono nel farsi dono, perché nutriti da Cristo, Corpo offerto e Sangue versato; pertanto si avrà ogni cura perché non appaia una rappresentazione, con personaggi in abiti d’epoca e sandali ai piedi, ma una ripresentazione simbolica offerta da dodici persone icone della realtà ecclesiale che trova origine nei Dodici convocati da Gesù alla sua mensa pasquale come nuova famiglia con cui celebrare la Pasqua.
Il Venerdì Santo l’adorazione della croce rinnova nei fedeli lo stupore per un amore così grande; non vuole eccitare sentimenti di commozione, ma piuttosto di compunzione, lacrime di pentimento per i peccati e di gioia per l’amore misericordioso sperimentato. La notte pasquale fa dimenticare ai fedeli la lunghezza del tempo, poich. celebra il giorno unico del Risorto che fa irrompere nella ferita del tempo il balsamo dell’eternità. Per questo la bellezza del cero pasquale, autentico frutto delle api, il canto dei salmi preparato con adeguatezza melodica, la lettura attenta di tutte le pericopi bibliche, la celebrazione solenne e splendida del Battesimo e dell’Eucaristia fanno risplendere la notte che illumina tutti i giorni.
don Marco Renda per Condividere