[LA TESTIMONIANZA] A Lourdes per ricevere l’abbraccio di Maria

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Si arriva a Lourdes pensando che sia una meta da raggiungere, ma spesso diventa un punto di partenza verso un cambiamento che avviene dentro di noi. La mia prima volta a Lourdes fu circa 18 anni fa; partii pensando di andare a donare qualcosa agli altri. Preciso che per me era importante andare a fare volontariato, perché, attraverso la malattia di mia suocera e l’amicizia con persone diversamente abili, avevo scoperto l’importanza e la bellezza della solidarietà e della condivisione. Per me andare a fare volontariato in ospedale o a Lourdes era la stessa cosa; l’importante era stare con gli ammalati. Mia suocera mi parlava spesso di Lourdes dove si era recata anni prima; quando ne parlava scuoteva la testa e con voce rotta dall’emozione mi diceva: «Non te lo posso spiegare cosa è Lourdes…».

Da parte mia non capivo, pensavo che la Madonna si potesse pregare in qualsiasi luogo. Dopo qualche anno dalla sua morte, per caso ascoltai la testimonianza di una mia compaesana che si era recata a Lourdes per accompagnare gli ammalati e capii che era l’occasione giusta per poter partire. Capii in seguito il progetto di Dio. A Lourdes ho sentito forte la vicinanza e l’amore della Madonna come non mai; ho assaporato cosa sarà il paradiso; sono cambiate le priorità e il modo di vedere la vita; ho capito che Dio mi amava e che voleva altro da me. Lourdes è un cammino di fede che si compie ogni giorno, è condivisione vera. Lourdes è contraddittoria perché si incontra la sofferenza, ma nello stesso tempo la gioia vera. A Lourdes realizzi che nulla è scontato; anche un semplice gesto è un dono.

A Lourdes non si distingue più chi è l’ammalato e chi è il volontario, perché scopriamo che siamo tutti ammalati nel corpo o nell’anima e tutti abbiamo bisogno di amore; molto spesso è l’ammalato ad aiutarti; nascono amicizie sincere che durano negli anni, perché condividere certi momenti forti ti lascia un segno scolpito nel cuore che nessuno può togliere. In quei momenti capisci che tutti facciamo parte di un disegno più grande di noi. Molte sono le persone che partecipano al pellegrinaggio per chiedere la guarigione fisica che tanti ricevono. Ma, davanti alla grotta, ricevi l’abbraccio di Maria, che dona la forza, il coraggio e la speranza di andare avanti nonostante gravi malattie e problemi. Davanti alla grotta senti il calore dell’amore di Dio che porta alla guarigione del cuore, alla conversione. Ne è esempio il nostro fondatore Giovan Battista Tomassi che, affetto da una grave malattia degenerativa che l’aveva portato a stare in carrozzina, nel 1903 decide, sentendo parlare di miracoli e guarigioni, di partecipare a un pellegrinaggio a Lourdes con l’intento di spararsi davanti la grotta, qualora la Madonna non l’avesse guarito.

Arrivato a Lourdes fu colpito dall’amore vicendevole tra ammalati e volontari e il suo cuore cambiò e così consegnò la pistola che aveva con sé al sacerdote che l’aveva invitato a partire. E rivolgendosi alla Madonna disse: «Ha vinto lei». Tornato in Italia ha fondato la nostra associazione “Unitalsi”, composta da soci volontari, ammalati e pellegrini. Tutti insieme formiamo una grande famiglia. In questi due anni di pandemia siamo stati poco insieme, ma l’affetto che ci lega ci tiene sempre uniti. In questi anni di servizio nell’Unitalsi tante sono state le persone che ho visto partire con il volto preoccupato e lo sguardo basso di chi si porta dentro i propri affanni, volti che vedi cambiati al ritorno, con sguardi pieni di luce serenità e speranza che solo la Mamma Celeste può dare.

Giovanna Maria Ciolino per Condividere
Presidente sezione dell’Unitalsi di Mazara del Vallo

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