«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Il mio servizio di volontaria al Centro di ascolto della Caritas parrocchiale cerco di viverlo accompagnata da queste significative parole del Vangelo di Matteo. Una missione non come un fare, ma come un ricevere e un dare. Ecco la gratuità dell’annuncio cristiano che ha la sua radice nel termine «dono». Il quale è sempre un gesto di attenzione, di affetto, di cura verso l’altro. È una scelta e uno stile che richiedono tanto coraggio nel farsi dono per gli altri. Coraggio per guardare negli occhi, per non voltarsi dall’altra parte; coraggio di toccare l’altro e non di fare semplicemente l’elemosina a distanza. Toccare, guardare, impregnarsi dell’odore delle pecore (Papa Francesco) e camminare insieme. Coraggio, perché in una società dove vince la legge del target sociale e del contraccambio, farsi dono per gli altri, nello stile come Dio ci chiede non è semplice.
Diciamoci la verità, il povero, lo straniero, l’ammalato, il diverso è sempre una persona scomoda; spesso diventa qualcuno da aiutare ma raramente qualcuno a cui donarsi completamente. Ecco perché il cristiano deve avere veramente il coraggio di andare controcorrente, di far prevalere il bene, anche se il male fa più rumore, al di là la delle convenzioni sociali. Occorre essere cristiani appassionati, capaci di cambiare mentalità e di assumere un nuovo stile affinché la testimonianza della nostra vita possa essere il nuovo linguaggio della caritá, come dono per gli altri.
Ringrazio Dio per ogni sguardo che ho incrociato nel servizio di volontaria presso la Caritas parrocchiale, ogni volto è stata una storia che ho cercato di vivere e condividere con semplicità, nella sofferenza, nel disagio, nella malattia, nelle grandi e piccole povertà della vita. Anche nel cammino di iniziazione cristiana con i bambini è fondamentale assumere lo stile di farsi compagni degli ultimi, degli invisibili così come li chiama Papa Francesco. La carità come dono gratuito non può essere raccontata, va vissuta, occorre sentirne l’odore. Con i bambini siamo soliti condividere del tempo con gli anziani, andare a trovare famiglie musulmane condividendo una merenda, una preghiera secondo il proprio credo e i propri costumi. È sorprendente la reazione dei bambini quando andiamo a trovare qualche famiglia in situazione di grande povertà. Si meravigliano e si stupiscono che realtà così estreme esistano proprio vicino a loro. È una via che apre relazioni, instaura legami, dove nessuno si sente escluso o non accolto, perché spesso le prime resistenze all’inclusione partono proprio dall’interno delle comunità. Occorre, allora, coraggio per non vivere da cristiani tiepidi, per saper osare e scegliere la coerenza del Vangelo.
Il nostro Vescovo monsignor Angelo Giurdanella nella Lettera pastorale scrive: «L’attenzione ai poveri riceve anch’essa, dal primato della Parola, lo stile della relazione, sull’esempio di Gesù che ascoltava, incontrava, guariva, risollevava e stava a mensa con quanti erano ai margini del mondo sociale». In questo tempo di Natale l’augurio che faccio a ognuno di noi è di permettere a Gesù di rinascere nelle nostre vite e saperlo donare agli altri.
Rossella Leone per Condividere