Quando Dio chiama, ci si sente spinti, nonostante le proprie resistenze, a rispondergli con il proprio «eccomi», certi del suo fedele e costante accompagnamento. La vocazione al ministero presbiterale è un dono che rimane un mistero innanzitutto per il chiamato stesso che si interrogherà sempre del perché proprio lui è stato scelto tra tanti e, nonostante non si senta all’altezza di tale missione, Dio lo rassicurerà e lo confermerà nel lungo dispiegarsi della sua storia vocazionale. Questa è l’esperienza che ho vissuto in prima persona e, alla vigilia della mia ordinazione diaconale, è ciò che mi riempie di gratitudine nei confronti del Signore che mi ha chiamato e della Chiesa che mi ha pazientemente e amorevolmente preparato ad abbracciare questo ministero.
La mia vocazione nasce in seno alla parrocchia dove ho esercitato il mio servizio di ministrante fin da ragazzino ed è maturata grazie all’esempio e all’incoraggiamento di alcuni sacerdoti che sono stati fondamentali nel mio percorso di discernimento. Anche se fin da adolescente ho sentito questo particolare fascino nel diventare «da grande» un sacerdote, la vita mi ha portato a costruirmi idealmente altri progetti che mi hanno indirizzato, tra le altre cose, a conseguire una laurea in Beni archeologici. Ma il Signore è fedele alla sua parola e ha tessuto una trama nella mia vita che mi ha incredibilmente portato a ritornare ad ascoltare, grazie all’aiuto della mia guida spirituale, la chiamata che è rimasta echeggiante ancora nel mio cuore.
Così nel 2010 iniziai il mio percorso di discernimento e di formazione in Seminario e, nonostante le gioie e i dolori, sono stato condotto alle soglie del diaconato con sentimenti di gioia e di profonda gratitudine nei confronti di chi ha da sempre creduto in me e mi ha paternamente accompagnato in tutti questi anni, a cominciare dal vescovo e da tutti i formatori. Non c’è vocazione senza il chiamato e non c’è il chiamato senza una famiglia che lo ha dato al mondo e lo ha educato nella fede. Ringrazio Dio per il dono della mia famiglia perché è lì che ho imparato cosa significa esercitare la diaconia, specialmente affrontando la malattia e le difficoltà che la hanno toccata in questi anni. Mi auguro che questo ministero che mi viene affidato porti frutti buoni per la nostra amata Chiesa di Mazara del Vallo e, pertanto, vi invito ad accompagnarmi costantemente con la vostra preghiera. Ricordo che, anche se può costare sacrificio, seguire il Signore, nelle varie forme di vita a cui ci chiama, è la cosa più bella che ci possa mai capitare e che vale la pena di fare.
Marco Laudicina per Condividere