[L’ANALISI] La relazione coniugale tra speranza e fiducia: la parola alla mediatrice familiare

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La relazione coniugale si fonda su un patto fiduciario di reciprocità, che ha nel matrimonio il suo atto esplicito e il suo rito di transizione. Il matrimonio è l’evento critico che dà vita in senso forte alla coniugalità. Il patto è un elemento costitutivo di ogni struttura sociale e anche di quella struttura elementare che è la coppia coniugale. In esso convivono due valenze, una etico-normativa e una di natura affettiva (E. Scabini, Psicologia dei legami familiari, Bologna, 2003). La prima si riferisce all’impegno a rispettare il patto e a rispondere degli obblighi che esso porta con sé: essa compare esplicitamente nella formula stessa del matrimonio che è una promessa di fedeltà «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia». La seconda fa riferimento agli aspetti erotici, all’attrattiva e all’affettuosa cura reciproca.

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Da un punto di vista simbolico nel patto coniugale coesistono un’attesa materna, data dalla fiducia e dalla speranza nella relazione e un’attesa paterna, data dall’impegno a mantenere quanto promesso. La coppia si costituisce a partire da un incontro mosso dall’attrattiva, nel quale agiscono sia aspetti di comunanza/somiglianza, sia aspetti di differenza e alterità. Ogni incontro dà vita a una congiunzione unica il cui funzionamento e la cui rischiosità possono solo in parte essere previsti dalle storie individuali dei due partners. Cruciale agli inizi è la modalità con cui la coppia affronta il “disincantamento”, cioè la caduta degli aspetti enfatici e illusori della relazione tipici dell’innamoramento. Il passaggio dall’innamoramento all’amore è la prima prova del patto coniugale e il «salto critico» di questo passaggio è senza dubbio rappresentato dal matrimonio.

L’innamoramento tende a definire l’altro in base a un processo di «presunzione di somiglianza » e di attribuzioni marcatamente positive, spesso acritiche. L’amore coniugale su cui si fonda il patto matrimoniale è, invece, una condizione di comunanza, fondata sulla reciprocità e sulla capacità di vedere anche gli aspetti deboli dell’altro. Esso mette a nudo la valenza etica di impegno e vincolo del patto che va ridisegnato su rinnovate caratteristiche affettive. Mantenere vivi sia gli aspetti affettivi che quelli etici del patto è un lavoro psichico che tocca a ogni coppia coniugale ed è l’obiettivo stesso di questa transizione.

L’identità della coppia, la sua formazione e il suo sviluppo coincidono, infatti, con la capacità di costruire un vero e completo patto coniugale e di saperlo mantenere vivo nel tempo, specie nei passaggi chiave del ciclo di vita della famiglia. L’amore vicendevole è un amore capace di far si che i rapporti fra le persone siano tali da superare ogni ostacolo e difficoltà, costruendo rapporti di reciprocità nella relazione profonda, di prossimità e vicinanza, provvedendo a sanare e curare le ferite.

Manuela Linares (mediatrice familiare e comunitaria) per Condividere 

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