[L’EDITORIALE DEL VESCOVO] #iorestoacasa, ma noi ci siamo

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Questo numero di Condividere è uno speciale dedicato interamente all’emergenza del coronavirus che ha tolto spazio a ogni altro tema e aspetto della vita ecclesiale e sociale. Per la nostra memoria non ha precedenti la pandemia da coronavirus, che stiamo vivendo con incredulità, con fatica e con ansia e per taluni nell’angoscia più oscura. Dopo tanto scetticismo e una incosciente sottovalutazione del fenomeno, sembra che finalmente si prenda consapevolezza dell’entità del flagello, alla luce di immagini, cifre, file ai supermercati, limitazioni rigide dei diritti e delle libertà individuali. Fanno senso soprattutto le migliaia di morti di tutte le età e condizioni, in un’atmosfera agghiacciante di solitudine forzata e di abbandono imposto e senza una tomba in cui riporre le spoglie mortali dei defunti, trasportate non si sa dove su autocolonne di mezzi militari.

Il nostro giornale all’interno della rubrica “Chi ci separerà?” della CEI.

Il quadro è di uno squallore disumano e raccapricciante senza precedenti, che rimanda alla Milano appestata raccontata da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi (capp. 31 e 32). E ora che il terribile virus ha raggiunto anche la nostra terra è allarme rosso. L’imperativo di restare a casa per contenere il contagio, che può essere trasmesso da chi ti passa vicino, portatore più o meno consapevole, lo stiamo attuando di buon grado, chi più chi meno, invero. La comunità ecclesiale ha scelto però di non chiudersi dentro le sue mura, ma di continuare a essere presente e allerta, esercitando la missione propria dei fedeli cristiani nella triplice dimensione: sacerdotale, profetica e regale, rispettando in ogni caso le limitazioni imposte dalla salvaguardia della incolumità personale.

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La dimensione sacerdotale è vissuta dal Vescovo e dai presbiteri attraverso la celebrazione eucaristica e la preghiera liturgica in solitudine, ponendoci come intercessori per le nostre comunità con le mani alzate come Mosè, allargando gli orizzonti oltre il limite dei battezzati e includendo quanti abitano all’interno dei confini geografici della nostra Chiesa locale. Associando a noi le nostre comunità in silenzio orante o attraverso i social media, la preghiera di tutti diventa esercizio corale del carisma sacerdotale e si fa comunione solidale con tutti.

La dimensione profetica trova espressione concreta nella riscoperta delle relazioni familiari, disattese e trascurate preferendo l’uscire al vivere insieme, il televisore o il computer o il telefonino al dialogo accogliente e affettuoso. Altra modalità della profezia è la ripresa delle relazioni amicali cordiali e gratuite attraverso le molteplici modalità della comunicazione, offerte dai social media. Cercare e sentirsi cercati attraverso una telefonata, o una chat, può portare un raggio di luce nella solitaria forzata clausura, che tanti vivono con l’insofferenza di chi non ha dimestichezza con l’isolamento domestico.

La dimensione regale sta avvicinando a coloro i quali hanno bisogno della nostra umanità nelle forme della condivisione di beni, attraverso l’opera di volontariato esercitata nella Caritas diocesana e nelle Caritas parrocchiali. Il servizio agli altri è la forma più alta della regalità dei battezzati, a imitazione di Cristo che si è fatto servo di tutti con il dono della sua vita.

Domenico, Vescovo

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