[LETTORATO] Francesco Ingrande: «Io diverso in cammino verso il presbiterato»

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Come può un ragazzo con una diversità di apprendimento (DSA) fare il cammino di preparazione al diaconato e presbiterato? Come può dedicarsi agli studi? E poi da prete come farà? Ad esempio, i processini matrimoniali come li potrà svolgere?». Queste domande mi sono state fatte molte volte. E talora, consapevole che le mie risposte potevano non bastare, non dipendeva infatti solo da me; in me sorgeva il sentimento della paura, la paura di non essere capito, non tanto quella di non essere aiutato, e piuttosto che affrontare una sfida nuova come questa si preferisse dirmi: «ci spiace non sei adatto a diventare prete, non ne hai le capacità!».

Questa paura mi ha fatto compagnia fino a pochi anni fa. Come può Dio donarti la vocazione se poi non puoi farne il progetto della tua vita a causa di una diversità del tuo cervello? Del tuo modo di vedere e leggere e scrivere le cose? La soluzione potrebbe sembrare essere quella di nascondersi, di fare finta di essere normale, meglio dire come gli altri, perché anche il DSA è normale, in modo che le difficoltà restassero segrete e attraversate e vinte con una forza di volontà fino allo spasimo e l’aiuto di alcuni compagni di Università per farti fare in qualche modo gli esami. Ma la mia è una storia diversa! Tanto i superiori, quanto i professori, e soprattutto il Vescovo, si sono essi stessi lasciati interrogare e sfidare dalla mia condizione, davanti a un discernimento chiaro del dono della vocazione. La domanda che si sono fatti non è stata se farmi andare avanti nel cammino, ma come pensare un cammino per me perché io realmente potessi progredire e migliorare ed essere in grado poi di portare il peso del ministero.

Questa prospettiva di verità mi ha profondamente reso libero, senza la necessità di nascondere differenze, stanchezze, diverse interpretazioni, dalla formazione in comunità alla modalità con cui fare esami in Facoltà. La vita comunitaria, il confronto con i compagni di Seminario, e non solo con i formatori, è il vero luogo dove le mie capacità relazionali e la mia umanità viene provocata alla crescita, alla maturazione, alla pazienza. Per un DSA la virtù umana della pazienza è la più difficile! Ora, dopo aver ricevuto il dono bello dell’ammissione agli ordini, sto per ricevere il ministero del Lettorato (16 luglio). Come mi rapporto alla Bibbia? Come la leggo? Come la studio? Pensate, ad esempio, agli esami di esegesi biblica che in Facoltà sosteniamo. La dimensione più importante, anche fisicamente, che mi lega alla Scrittura è l’ascolto! Il mio rapporto con la Parola di Dio comincia sempre con l’ ascolto.

Poi passo alla lettura, e spesso mi trovo più a mio agio con i caratteri greci che con quelli italiani. È necessario per me fissare nella memoria più Parola di Dio possibile, per poi riconoscerla, non senza difficoltà, nel testo e poterla così proclamare nel contesto liturgico o pastorale. La fatica dell’ascolto perché la Parola di Dio diventi memoria è il modo spirituale, quello che don Giosuè, il mio padre spirituale, mi continua a ripetere, con cui devo e intendo vivere per tutta la vita la mia relazione viva con le Scritture. Forse, a forza di imparare Parola di Dio a memoria, imparerò anche a pensarla allo stesso modo degli uomini e delle donne della Scrittura. Almeno questa è la mia speranza. Di crescere anche in relazione con la Parola di Dio. Per questo ogni giorno chiedo il dono della pazienza. La fatica che vivo quotidianamente per l’ascolto sarà poi una vera e grande risorsa, forse la maggiore, per mettermi in ascolto di quelle persone a cui Dio vorrà donare il mio ministero.

Francesco Ingrande per Condividere 

Mercoledì 24 agosto, alle ore 20, presso la parrocchia Santa Rosalia di Mazara del Vallo, il Vescovo monsignor Domenico Mogavero istituirà Lettore il seminarista Francesco Ingrande.

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