Un sistema di telecamere, una postazione pc, uno joystick per manovrare gli occhi mobili tecnologici sugli stucchi e le statue del Ferraro e ammirarli da vicino, scoprendone particolari e rifiniture. È l’aspetto che coniuga arte e tecnologia nella chiesa di San Domenico a Castelvetrano, riaperta dopo più di 40 anni di chiusura al pubblico. La cerimonia, col sindaco Felice Errante, il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco, il Vescovo monsignor Domenico Mogavero e l’assessore regionale all’identità siciliana Mariarita Sgarlata, si è conclusa con l’apertura al pubblico dell’area presbiterale e della cappella del coro, dove sono tornati a risplendere gli stucchi di Antonino Ferraro.
Proprio in quest’occasione è stato presentato al pubblico il sistema di telecamere che consentirà di scoprire tutti i particolari degli stucchi: un viaggio attraverso le telecamere che potranno, tramite uno zoom ad alta definizione, mettere a fuoco i particolari d’ornamento delle statue e de “L’albero di Jesse”, la maggiore espressione artistico-monumentale del Ferraro.
«Proprio attraverso l’idea del gioco che richiama il vecchio joystick da pc, questo sistema vuole coinvolgere soprattutto i ragazzi nella scoperta delle magnifiche opere d’arte conservate in questa chiesa – ha detto l’architetto Gaspare Bianco, direttore dei lavori – e questo sarà il punto di partenza per la realizzazione di una banca dati multimediale che contenga anche le fasi del restauro, consultabile direttamente dalla consolle installata dietro l’altare». Il sistema di telecamere a circuito chiuso è utilizzato anche come videosorveglianza. La seconda fase del progetto riguarda, invece, l’attivazione di un’applicazione per smartphone che consentirà di vedere le immagini delle telecamere direttamente sui tablet.
«La fruizione diffusa di questo monumento spero possa favorire una svolta di stile, capace di ridare serenità e gioia al cuore, facendo da contrappeso alle tante sollecitazioni negative a cui la cappa di una crisi interminabile ci espone, ha detto il Vescovo monsignor Domenico Mogavero. «Mi auguro, pertanto, che questo evento faccia nascere nel cuore un anelito di speranza, riflesso della bellezza che riempie e trasfigura la vita». «Il nostro impegno è quello di restituire alla fruizione delle comunità locali i 44 beni Fec (Fondo edilizia di culto) della provincia – ha detto il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco – sono risorse incredibili che non possono rimanere in ombra». «La città oggi riconquista un pezzo di storia – ha detto il sindaco Felice Errante – dove intere generazioni non erano mai entrate. La magnificenza e bellezza di questo luogo fa da contraltare e vince sulle macchie che, altri fatti di cronaca, hanno segnato e segnano in negativo la nostra città».
Con la riapertura della chiesa di San Domenico sono tornate al loro posto originario le tele che erano state trasferite sul finire degli anni ’60. Prima fra tutte la copia su tavola della Caduta sulla via del Calvario di Raffaello, del 1574 e realizzato da Giovan Paolo Fondulli. L’originale fu dipinto da Raffaello per la chiesa di Santa Maria dello Spasimo (da qui chiamata anche “Spasimo di Sicilia”) e successivamente venduta a Filippo IV di Spagna e attualmente esposta al museo del Prado.
Sotto la copia sistemata nella chiesa a Castelvetrano si trova il monumento sepolcrale in marmo, con figura del giacente Ferdinando d’Aragona Tagliavia morto nel 1549. Tra le opere che ora si possono ammirare nella chiesa anche il dipinto su tavola rappresentante la Circoncisione di Gesù, del 1580, ospitato in una magnifica cornice di legno dorato e dipinto. Sempre del Fondulli, in fondo alla navata di destra, è stato collocato il dipinto raffigurante la Sacra Famiglia e santi del 1573, proveniente dal palazzo vescovile di Mazara del Vallo.