[L’INTERVENTO] A proposito di cremazione, un interrogativo problematico

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La crescente richiesta di cremazione suscita spesso incertezze in molti fedeli, da un lato desiderosi per varie ragioni di richiederla, dall’altro timorosi di andar contro gli insegnamenti della Chiesa. Le motivazioni per cui oggi tale prassi sia sempre più richiesta sono diverse: l’influsso mediatico e culturale da parte di molti personaggi di spicco; la moda di un certo esotismo religioso delle filosofie orientali; il rifiuto di pensare alla dissoluzione della propria corporeità fisica; una sorta di ancestrale paura per la “permanenza” corporea di fronte alla possibilità di un suo totale annullamento; poco nobile ma non ultimo anche i minori costi rispetto a quelli del classico funerale, divenuti oggi esorbitanti. Una istruzione del Dicastero per la dottrina della Fede del 15 agosto 2016 esprime il pensiero del Magistero a tal riguardo. Superando alcune remore e proibizioni del passato la Chiesa, anche se «raccomanda insistentemente che i corpi dei defunti siano seppelliti nel cimitero o in altro luogo sacro» afferma con chiarezza che la cremazione «non è di per sé contraria alla religione cristiana». Pone, tuttavia, alcune condizioni.

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La prima, e più importante, è che questa non sia voluta in aperta opposizione al pensiero della Chiesa o in negazione dei suoi insegnamenti. In secondo luogo occorre che la conservazione delle ceneri abbia il dovuto rispetto. Questo esclude, in linea di massima, che possano essere conservate a casa (anche se si comprende la motivazione di poter sentire fisicamente vicino il proprio congiunto) divise tra i vari parenti, disperse nel suolo, in aria o in mare. In ogni caso credo che sia la prassi della cremazione che la preferenza per l’inumazione ci portino a riconsiderare il nostro culto per i defunti. Purtroppo da culto prettamente spirituale, come dovrebbe essere, si è spesso trasformato in un culto materiale, a volte quasi feticistico. Più che un culto dei defunti si tratta spesso di un “culto dei cadaveri”.

La dimensione escatologica della resurrezione della carne è passata assolutamente in secondo piano e la presenza viva del defunto più che nella “comunione dei santi” viene spesso individuata in pratiche superstiziose, sedute spiritiche, rivelazioni oniriche. Ricordo una vecchia signora devotissima di p. Pio che, di tanto in tanto, le appariva in sogno per darle i numeri da giocare al lotto! Il rispetto dovuto a un corpo che in vita ha espresso la sua esistenza terrena come avviene per l’inumazione, nel caso della cremazione può trasformarsi in ricordo e preghiera per chi, nelle sue spoglie mortali, non c’è più ma vive in una misteriosa dimensione che solo la fede può cogliere in pieno. 

Salvino Leone
docente di Teologia morale e Bioetica alla Facoltà Teologica di Sicilia 

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