Monsignor Perego, le migrazioni sono flussi senza fine e i morti in mare non ci impressionano più. Cosa si può fare?
«Un primo passo importante è prendere coscienza del fenomeno, che ormai conta ben 232 milioni di persone. esso comprende le migrazioni economiche e quelle forzate e nel 2014, in sicilia in particolare, ha prodotto l’incontro con 120.000 persone provenienti dal Medio oriente (Siria e Palestina), dal Corno d’africa (Eritrea ed Etiopia), dall’Africa subsahariana (Senegal, Nigeria, Gambia, Mali), dall’Asia (Afganistan e Pakistan). Questo dato evidenzia che siamo di fronte per lo più a migrazioni forzate dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni. Pertanto, oltre a presidiare i confini del Mediterraneo, occorre attivare percorsi di accompagnamento per tante persone e famiglie e avviare strategie di cooperazione che tutelino il diritto delle persone a vivere nel proprio Paese. In questo senso, le nostre comunità devono diventare luoghi dove s’impara e si annuncia la verità delle migrazioni, anche attraverso il lavoro delle Migrantes diocesane e regionali».
La costosa operazione “Mare nostrum” riesce a frenare gli sbarchi dall’area africana?
«Questa operazione, promossa dopo la tragedia dei 367 annegati a Lampedusa, una ‘vergogna’ per l’Europa (Papa Francesco), non ha lo scopo di frenare gli sbarchi, ma di evitare che si ripetano tragedie come quella. Con essa, per la prima volta, l’Italia ha messo a disposizione strutture e mezzi militari per una grande operazione di salvataggio, creando di fatto un corridoio umanitario che ha salvato migliaia di persone, che ha ridotto dal 5 all’1% i morti, ancora 2500 nel 2014. Inoltre, “Mare nostrum” ha contrastato le mafie e i trafficanti, come prova l’arresto in questo anno di oltre 400 scafisti. se questa operazione, finora supportata solo dall’Italia, si allargasse a tutti i Paesi del Mediterraneo, diverrebbe uno strumento efficace di controllo, di custodia del nostro mare e di accompagnamento per chi fugge verso la libertà».
La Chiesa cattolica si è mossa, anche con piccoli gesti umani. Può bastare o bisogna fare altro?
«L’azione caritativa e assistenziale della Chiesa ha offerto ospitalità nelle nostre comunità parrocchiali e nelle famiglie a migliaia di poveri e di migranti. Ma questa azione deve diventare anche denuncia e provocazione politica nelle nostre città e nel Paese. Infatti, su 8000 comuni soltanto 400 circa hanno strutturato un’accoglienza anche per una sola famiglia di rifugiati e richiedenti asilo; e questo è un grande segno di impoverimento sociale e politico. Nel nostro Paese manca ancora un piano organico di prima e seconda accoglienza dei richiedenti asilo e un impegno per rafforzare la cooperazione internazionale. le nostre comunità, poi, devono essere aiutate a conoscere i migranti, a renderli partecipi della vita ecclesiale e sociale, a non considerarli intrusi o nemici, ma risorse per ripensare la città e la comunità. La visita dei vescovi della Commissione episcopale della Cei per le migrazioni ad augusta, nei giorni scorsi, è stata un segno della vicinanza della Chiesa Italiana, un ringraziamento a una realtà significativa di accoglienza, un’occasione per ribadire la strada da percorrere insieme».
Leggi e regole a tratti cozzano spesso con i tratti umani del migrante. troppo tempo per il riconoscimento dello status di rifugiato e convivenza eccessivamente lunga per mancanza di un numero adeguato di commissioni territoriali. Cosa è necessario fare?
«Da diverso tempo si sollecitava il Ministero dell’Interno per un aumento delle Commissioni. Il 25 agosto scorso un decreto le ha portate da 10 a 20, e tendenzialmente a 30, semplificando anche l’iter per l’esame dei casi. occorre rafforzare anche l’attenzione per i minori non accompagnati, molti dei quali rimangono per mesi in strutture provvisorie – come le “scuole verdi” di augusta – accolti e sostenuti solo da un magnifico volontariato. Forse sarebbe opportuno rileggere e ordinare la normativa italiana sull’asilo, alla luce delle numerose disposizioni europee recepite, e lavorare per una legislazione dell’Unione europea sull’asilo che favorisca il cammino dei rifugiati in Europa, nel rispetto del diritto al ricongiungimento familiare e delle possibilità lavorative per le comunità migranti esistenti».
Max Firreri per Condividere
CHI E’ MONSIGNOR PEREGO
Monsignor Giancarlo Perego dal 1° dicembre 2009 è direttore generale della Migrantes. Dal 1997 al 2002 è stato direttore della Caritas Diocesana di Cremona e assistente diocesano della FUCI e del MeIC. Nel 1997 è entrato come membro nominato dal Comitato di gestione regionale nel primo consiglio del Centro servizi per il volontariato di Cremona-lodi. Dal 1° ottobre 2006 è stato incaricato da Caritas Italiana di istituire un Centro documentazione unitario con Migrantes e di curare la nascita dell’archivio per la storia della Caritas in Italia.