Chiesa gremita di persone, ieri pomeriggio nella chiesa madre di Salemi, per i funerali di Marisa, la donna assassinata a colpi di carabina dall’ex compagno, che poi si è suicidato. In prima fila i genitori di Marisa Leo, il fratello, la cognata, l’assessore regionale Nuccia Albano, alcuni sindaci della provincia, il presidente delle cantine “Colomba bianca” Dino Taschetta insieme a tutti i dipendenti.
«Io non ho parole mie che siano all’altezza di tanto dolore. Mi trovo qui, come voi, per condividere lo strazio di una situazione che ci supera da tutte le parti e ci fa piangere lacrime amare, resa ancora più cruda e più triste se guardiamo negli occhi della piccola bimba privata dai legami fondamentali della vita», è stato uno dei passaggi dell’omelia del Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Angelo Giurdanella. Il Vescovo ha fatto riferimento alla frase “chi ama è passato dalla morte alla vita”: «Questa è la sola parola che rischiara questo momento di buio e ci aiuta a rispondere alla domanda che ribolle da sempre, soprattutto in questo momento, nel cuore umano: che senso ha vivere se sembra che sia solo per morire? Se oggi siamo tutti qui e in tanti è perché crediamo che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita», ha detto Giurdanella.
«Per Marisa, come per tutti noi, a volere la morte non è stato Dio. Dio vuole che la fine della sua vita fosse l’inizio di una vita senza più fine – ha proseguito – lei ha amato la vita, senza trattenerla ma condividendola sempre con creatività e coraggio, facendo squadra, mai da sola. Per Marisa, a finire, è stato solo il primo tempo. Un tempo breve, certo, troppo breve. Ma Dio ha voluto che cominciasse subito il secondo tempo, quello che non finirà mai. Continua a vegliare sulla sua piccola, sui genitori e amici perché lei non è assente ma vive: è solo invisibile». E ancora: «Marisa con la sua carica, di bene, di intelligenza, di amore ci insegna ad avere più paura di una vita sprecata e sbagliata che di una vita bella e buona anche se accorciata tristemente da una morte ingiusta. Ci ricorda che dobbiamo avere più paura di una vita incolore, inodore e insapore che di una vita breve ma piena di bene, aperta alla luce e alla gioia sempre condivisa».