«Affrontare in questa maniera la situazione che sappiamo, e cioè di persone in fuga, visto che conosciamo i Paesi da cui provengono, attraverso una selezione o fermando in mare per diversi giorni e non prevedendo il soccorso di tutte queste persone, mi sembra un attacco alla democrazia e anche un rischio grave». Lo dice monsignor Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrazione e a capo della Fondazione Migrantes. «Anziché modificare il regolamento di Dublino e impegnare tutte le nazioni europee in una solidarietà come si era avviato con i 21 Paesi Ue, c’è il rischio che si ritorni ai nazionalismi e l’Italia in questo caso corre il rischio di restare sola ad affrontare la situazione, essendo al confine, mentre per noi è molto importante un coinvolgimento di tutti i Paesi europei», dice ancora monsignor Perego.
Sulla questione migranti, sulla quale in questi giorni si sono riaccesi i riflettori, è intervenuto anche il Presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi: «Il Mediterraneo deve essere una cerniera, non un muro: occorre un cambio di prospettiva per affrontare la questione delle migrazioni in termini di umanità, non di sicurezza».
«Dal mar Mediterraneo si alza il grido ‘salvami’ – ha detto Zuppi – e rispondere non è una responsabilità solo dei paesi che si affacciano sul mare, ma di tutta l’Europa. Dobbiamo liberarci tutti dalla tentazione di reagire con le paure, perché quello dei migranti non è un problema solo di sicurezza, ma di visione: se continueremo ad accettare le diseguaglianze tra riva Nord e Sud si accumuleranno i risentimenti e il mare nostrum diventerà mare mostrum». Alle parole di Zuppi hanno fatto eco quelle del cardinale Jean-Marc Aveline, Arcivescovo di Marsiglia, che ha denunciato «l’Unione Europea che finanzia la mafia libica nel silenzio e nell’indifferenza del mondo” e ha richiamato i paesi mediterranei ad una responsabilità comune: “dobbiamo resistere alle sirene politiche che cercano di anestetizzarci con la paura e farci credere che l’immigrazione sia solo una minaccia».