I lettori più adulti per età ricorderanno ancora il XV Sinodo diocesano della nostra Chiesa: «Fedeli a Cristo per servire l’uomo». Avranno presente come me i gruppi di lavoro, le schede, le commissioni, le assemblee, i convegni, le varie fasi, le celebrazioni, i documenti, le costituzioni sinodali. Un lavoro ecclesiale enorme, faticoso, in alcune sue prospettive anche profetico e capace di rinnovamento. Penso, ad esempio, all’impulso nuovo che diede nell’ambito liturgico, o alla prospettiva mistagogica che aprì al coinvolgimento dei laici nei processi di discernimento e decisionale, al gemellaggio con la Chiesa di Tunisi e al primato della carità, all’iniziale riflessione sul diaconato permanente.
Ora, coloro che ricordano come me, si stanno chiedendo: cosa succederà in questo nuovo Sinodo voluto da Papa Francesco? Ritorneremo di nuovo a essere coinvolti in quelle dinamiche ecclesiali di confronto e dibattito, o dobbiamo aspettarci dell’altro? Occorre però fare ancora un secondo momento di memoria ecclesiale. Il Vescovo, finita la sua Visita pastorale, propose, attraverso schede e interrogazioni maturate dalla lettura della narrazione di tale visita fatta nel seno dei consigli presbiterale e pastorale, un processo sinodale della nostra Chiesa che significasse il rilancio e il ricominciamento della testimonianza pastorale in un cambiamento epocale ancora in corso. Poi venne la pandemia.
Il doppio atto di memoria ci permette di ospitare e di accogliere realmente la proposta di un Sinodo diocesano che proviene direttamente dal Papa. Questa è un’autentica novità che merita di essere ben capita e su di essa bisogna rimodulare l’esperienza della partecipazione sinodale dal basso in cui Francesco, attraverso i Vescovi e le loro Chiese locali, ha coinvolto la Chiesa tutta. Con una sorta di gioco linguistico direi che ci troviamo coinvolti in un Sinodo il cui tema è il Sinodo stesso. Dentro questo gioco linguistico mostro il suo svolgimento: si tratta di mettere al centro la vita della propria Chiesa locale, partendo da quei principi semplici dell’Evangelium gaudium che finora non sono stati compresi come processi dell’identità sinodale di tutte le Chiese e di tutta la Chiesa; ovvero la realtà è più importante dell’idea, il tempo è superiore allo spazio, il tutto alla parte, l’unità al conflitto.
Il metodo non è il Sinodo, ma il processo! Il Sinodo è il luogo teologico e storico di quell’identità di Chiesa che Francesco coglie attraverso il modello del poliedro. La grammatica usata per spiegare questo primo momento sinodale, che è l’ascolto delle realtà e delle comunità locali, con l’espressione “dal basso” non va ridotta dunque a una interpretazione verticale, dove dall’alto vuol dire dal Papa e dai Vescovi, mentre dal basso vuol dire dal popolo e dai laici. Al contrario va compresa nel modello del poliedro dove dal basso significa da ciò che è reale, da ciò su cui regge la realtà, dalle sue esperienze e dalle sue ferite, dalle sue crisi e dai suoi cambiamenti, dalle sue ricchezze e dalle sue povertà, dalle sue profezie e dalle sue omissioni, nel contesto storico e locale in cui essa, tutta la Chiesa locale, vive e opera come strumento universale di salvezza. Un secondo momento è rappresentato da una difficile apertura verso una vera riflessione comunitaria di coscienza credente sul cambiamento ecclesiale in corso.
La Chiesa, infatti, è un complesso mistero, perché la sua relazione storica con il disegno divino della salvezza la costituisce madre e sacramento universale di salvezza per tutto il genere umano. Inoltre la sua presenza tra gli uomini e le donne del mondo intero in ogni epoca, sul modello del poliedro, la rende consapevole della sua identità mondiale, non riducibile e non separabile dalle culture in cui vive e opera, sempre dalla parte degli ultimi e delle vittime. Infine, perché la sua missione di annunciare il Vangelo e il ritorno del Figlio di Dio, Crocifisso Risorto, fino ai confini del mondo e fino alla fine della storia, la rende discepola e profeta, consapevole anche di persecuzioni, anticipo e segno della beatitudine. Il Sinodo, per come tutti ricordano, è dunque quel camminare-insieme sulla via che è ancora e per sempre Cristo. Egli è la via di questo cammino.
don Vito Impellizzeri per Condividere