[NOI E GLI ALTRI] Sofferenza e dolore in Medio Oriente: l’invito alla preghiera per la riconciliazione e la pace

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Un momento di preghiera per la riconciliazione e la pace in Medio Oriente da dedicare nei prossimi venerdì. Anche l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo condivide l’appello della «Finestra per il Medio Oriente», lanciato qualche giorno addietro. Il Medio Oriente è ancora percorso da sofferenza e dolore. «Proponiamo una traccia molto semplice – il Vangelo del giorno e alcune preghiere – che permetterà a ciascuno di unirsi, ovunque sia, a questo momento di preghiera» spiega Erina Ferlito, direttore dell’Ufficio diocesano. «Manteniamo questa invocazione a Dio nella giornata del venerdì per unirci così realmente alla giornata di preghiera comunitaria dei nostri fratelli musulmani, ancor più in questo mese di Ramadan, e ai nostri fratelli ebrei che, come ogni venerdì sera, celebrano l’inizio dello shabbat, e inoltre per legare così alla preghiera comune il ricordo della passione di Gesù». Una preghiera che ognuno, secondo le proprie disponibilità, può dedicare per almeno mezz’ora possibilmente davanti al Santissimo, «cosicché – dice ancora la Ferlito – da più parti una preghiera concorde e diffusa si innalzi al Signore. Per chi volesse suggeriamo anche di unire un digiuno offerto per le stesse intenzioni».

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LA PREGHIERA

Preghiera o Canto di invocazione allo Spirito, proclamazione del Vangelo del giorno, preghiera Silenziosa.

Dal Salmo 85

Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.

Preghiera silenziosa

Le notizie che giungono ogni giorno dal Medio Oriente ci mettono di fronte a spirali sempre più profonde di odio, di violenza, di terrore. La promessa di un mondo in cui prosperino la giustizia e la pace appare ancora lontana dal realizzarsi, ma ogni cristiano può accorciare l’attesa pregando giorno e notte, incessantemente, come la vedova dinanzi al giudice. Per questo rivolgiamoci con fiducia e determinazione al Padre dicendo: Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
 
Signore, dona al Medio Oriente, terra da te tanto amata e prescelta per la tua rivelazione, la presenza di vocazioni idonee: uomini e donne, preti, monaci, consacrati, laici, che mostrino con la loro vita come la fiducia, la generosità, la gratuità, il rispetto, l’amore possano prevalere sulla paura, sull’egoismo, sull’interesse, sulla prevaricazione, sull’odio. Per questo preghiamo.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
 
Signore, dona a tutti noi di saper contemplare la tua presenza in ogni tratto della creazione, anche nelle terre sfigurate dalla guerra, nelle sofferenze delle vittime così come nell’umanità tradita dei carnefici e degli aggressori. Rendici capaci di contemplare e amare te, anche nelle profondità dell’odio in cui a volte l’uomo si rifugia, perché “nemmeno le tenebre per te sono tenebre”. Per questo preghiamo.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
 
Signore, dona a tutti noi di essere uomini e donne essenziali, pronti a liberarci di quanto non appartiene a te, per guardare ai fratelli e alle sorelle che in ogni parte del mondo soffrono per la guerra, la violenza fratricida, l’egoismo. Fa’ che sappiamo condividere ciò che abbiamo e soprattutto ciò che siamo con chi ne ha bisogno, per promuovere la vera pace attraverso la giustizia sociale. Per questo preghiamo. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
 
Signore, ti preghiamo infine per i governanti, i politici, gli amministratori, e chiunque abbia responsabilità di ogni tipo anche negli scontri che insanguinano tutto il Medio Oriente. Dona loro di essere persone di ascolto, pronti a tendere l’orecchio al grido del povero, al gemito del prigioniero, al lamento dell’oppresso. Per questo preghiamo. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Canto finale

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NOI E GLI ALTRI

Oltre 100 famiglie cristiane sono fuggite da El Arish, nel Sinai per le minacce di uccisione lanciate da gruppi islamisti dopo la caduta di Mohamed Morsi. Il 6 luglio scorso un sacerdote, p. Mina Abboud Haroan, 39 anni, è stato ucciso; l’11 luglio il corpo di un altro cristiano, un commerciante copto di Sheikh Zowayd, è stato ritrovato con la testa decapitata. Era stato rapito alcuni giorni prima. Attualmente tutte le chiese copte del Nord Sinai hanno cancellato tutte le funzioni e gli incontri, meno la messa del venerdì. Ormai a Rafah e a Sheikh Zowayd non vi sono più cristiani. La penisola del Sinai è stata sempre sede di gruppi islamisti, molti dei quali legati alle squadre militanti di Hamas a Gaza. E da decenni combattono contro l’esercito egiziano che cerca di fermare rifornimenti di armi e contrabbando nella Striscia. Su ordine di Morsi e della Fratellanza, l’esercito aveva ridotto la pressione su di loro, per ritornare in forze dopo la caduta del successore di Hosni Mubarak. Pochi giorni dopo la rimozione di Morsi, nel Sinai vi sono stati decine di attacchi contro stazioni di polizia, posti di blocco dell’esercito, individui delle Forze armate. Ma gli attacchi sono venuti anche contro i cristiani, “rei” di aver appoggiato la caduta di Morsi. Il 5 luglio scorso, il gruppo jihadista “Ansar al-Shari’a nella terra di Kinaanah” (cioè l’ Egitto), ha diffuso una dichiarazione promettendo di rispondere alla «guerra contro l’Islam in Egitto», portata avanti da «laicisti, atei, fedeli di Mubarak, cristiani, forze di sicurezza e leader delle Forze armate». Nella dichiarazione si afferma che la democrazia è «blasfema» perché tenta di porsi al posto di Dio e mettono in guardia da possibili «massacri di musulmani in Egitto».

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I cristiani, e in particolare il patriarca Tawadros, sono accusati di essere conniventi con l’esercito per la rimozione di Mohamed Morsi. Alla cerimonia di destituzione di Morsi erano presenti il patriarca copto Tawrados e il grande imam della moschea di Al Azhar, Ahmed al-Tayeb. In molte manifestazioni pro-Morsi, organizzate in questi giorni dai Fratelli musulmani, al-Tayeb viene bollato come «un traditore». Anche il patriarca copto è accusato di aver tradito l’Egitto. Tre giorni fa a Heliopolis almeno 2mila giovani della Fratellanza, hanno scritto sui muri della chiesa (cattolica) “Abbasso Tawrados”, in una manifestazione durata diverse ore. La minoranza copta rischia di essere presa di mira come un capro espiatorio a cui far pagare la caduta del presidente Morsi e la perdita di potere della Fratellanza. Fonti cristiane in Egitto, confidano ad AsiaNews che «la tensione è molto alta» anche perché la Fratellanza, aiutata da jihadisti infiltrati, si sta lanciando in una serie di attacchi anticristiani, dal sapore terrorista. Tre giorni fa, il villaggio cristiano di Dabaaya è stato attaccato da un gruppo di armati che hanno incendiato 23 case e ucciso quattro cristiani. Uno di loro, Emile Nessim, si era prodigato per raccogliere le firme dei Tamarod (i ribelli), che hanno portato alla caduta di Morsi. Il 9 luglio, la chiesa di Mar Mina a Porto Said è stata crivellata di colpi da un gruppo di ignoti. Nei giorni scorsi a Minya (250 km a sud del Cairo), un gruppo di islamisti ha disegnato delle croci su alcuni negozi di copti egiziani. La gente teme che questo gesto – «di sapore nazista», affermano – sia il preludio a un attacco terrorista per bruciare gli edifici segnati. Alcune fonti fanno però notare che più in generale, dopo la destituzione di Morsi, fra musulmani e cristiani vi è un maggiore senso di riconciliazione: «C’è una più forte solidarietà nel contrastare l’estremismo e nel far maturare l’unità nazionale».

da AsiaNews

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