Mi ha sempre colpito quella frase detta da Gesù: «Io non sono venuto per essere servito, ma per servire». Lui, il Signore di tutto, che non ha bisogno di niente e di nessuno, ha scelto di diventare una creatura… e tutto questo per amore! Questa constatazione mi ha interrogato profondamente. Istintivamente ho pensato che essere servito fosse meglio che servire. Ma, poco alla volta, ho compreso che la logica di Dio è completamente diversa dalla nostra: è la logica di Colui che preferisce amare in perdita, anziché imporsi con la forza. Così, quando ho sentito parlare del diaconato, non ho scartato l’idea di saperne di più.
Ho temporeggiato un po’ perché temevo di non avere le attitudini per intraprendere questo cammino. Successivamente il mio parroco mi ha invitato a frequentare un gruppo di aspiranti diaconi, guidati da don Vito Impellizzeri, all’epoca rettore del Seminario vescovile, che mi ha accolto a braccia aperte. Pian piano ho capito che poteva essere un’occasione preziosa per la mia vita spirituale: amare sempre più il Signore e imparare a vivere, donando me stesso senza chiedere niente in cambio. E ho pensato: se il Signore mi indica questo cammino, non ho che da dire il mio “si” e a Lui affidarmi con tutto il mio cuore… Col passare del tempo tutto ciò ha lavorato dentro di me ed è maturata la consapevolezza di dover vivere la santità battesimale nella fedeltà a questo invito.
Pian piano questa sensazione ha preso forma e ho compreso che poteva trattarsi di una vera e propria vocazione. In questi anni di preparazione è cambiato il mio modo di conoscere il Signore. Ho compreso che lo si incontra nelle persone che ogni giorno ci mette accanto. Desidero fare mia la frase di Benedetto XVI: «L’altezza della Croce è l’altezza dell’amore di Dio, l’altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri». Questa riflessione mi ha accompagnato in tutti questi anni di discernimento.
Giulio Sirtori
Antonino Bertolino: Al servizio dei fratelli e dei bisognosi
La mia scelta di frequentare il corso di formazione teologica al diaconato permanente, condivisa dalla mia famiglia, nasce dalla profonda convinzione di poter dare un servizio ai fratelli e ai bisogni concreti della comunità. Durante questo percorso di studio è cresciuta in me la consapevolezza di una sempre maggiore disponibilità a servire Dio. Il ministero che la Chiesa mi affiderà mi riempie di gioia, ma contemporaneamente mi crea tanta emozione, perché diventando lettore, sarò annunziatore della Parola di Dio e sarò chiamato a collaborare con la Chiesa nel suo impegno primario che è quello di evangelizzare cioè annunciare, celebrare e testimoniare l’amore di Dio che si rivela in Cristo, per la salvezza di tutti gli uomini. Credo fermamente che il servizio che svolgerò, seppur modesto, con l’aiuto dello Spirito Santo, servirà per realizzare il regno di Dio nel mondo.
Antonino Bertolino
Rosario Ferracane: «Amore per il corpo di Cristo»
Sono pediatra di famiglia e appartengo all’Unità pastorale chiesa madre – S. Giovanni Battista di Castelvetrano. Quattro anni fa il parroco mi ha fatto la proposta di intraprendere un percorso per il diaconato permanente, ministero ordinato che «nel servizio – diaconia della liturgia, della parola e della carità è al servizio del popolo di Dio» (LG 29). Ho una lunga frequentazione ecclesiale. Da ragazzo, da giovane e successivamente da adulto ho fatto parte dell’Azione Cattolica, sono operatore pastorale in parrocchia nell’ambito della liturgia.
Nel 1994 mi è stato conferito dal Vescovo monsignor Catarinicchia il ministero del lettorato per la proclamazione della parola di Dio nell’assemblea liturgica. Nella responsabilità dell’ufficio ricevuto ero chiamato a «una più piena conoscenza e a una assidua meditazione della Sacra Scrittura» (Ministeria quaedam). Ho accettato la proposta del parroco, leggendovi nella fede una chiamata del Signore e ho fatto al Vescovo la domanda di ammissione. Durante questi quattro anni di formazione teologica e spirituale ho avuto diversi stimoli per interrogarmi sulla mia fede e alla sua relazione con la mia vita.
Il m.p. Ministeria quaedam afferma: «I candidati al diaconato e al sacerdozio debbono ricevere i ministeri di lettore e di accolito ed esercitarli per un conveniente periodo di tempo, affinché meglio si dispongano ai futuri servizi della Parola e dell’Altare. È compito dell’accolito curare il servizio dell’altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione eucaristica; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la Santa Comunione». É chiamato a «avere un sincero amore per il corpo mistico di Cristo, o popolo di Dio, e specialmente per i deboli e i malati».
Rosario Ferracane
Pietro Fiorentino: «La chiamata del Signore dopo 40 anni»
La conoscenza della Chiesa e l’incontro con il Signore per me è arrivato molto tardi. All’età di 10 anni abbandonai la scuola per andare in mare, vivevo in mare 25/30 giorni e pochi giorni a terra. Fino all’età di 45 anni non conoscevo la Chiesa. La chiamata del Signore può arrivare, però, in tanti modi. A me è arrivata per mezzo della sofferenza. In famiglia, dopo la nascita della seconda e ultima figlia, mia moglie si ammalò e così è iniziato il mio calvario. Un giorno mia sorella mi disse che un suo cugino andava in chiesa a pregare per gli ammalati e mi chiese se lo volessi incontrare. Ero perplesso ma a qualcosa mi dovevo aggrappare.
Non sapendo più dove sbattere la testa, le dissi: ok. Ci incontrammo a casa di mia sorella; Anselmo Marascia, il cugino di mia sorella, venne con la chitarra e ci invitò a cantare e lodare il Signore. Io assecondavo ma ero perplesso. Alla fine mi disse che il Signore guarisce tutti i mali e mi consigliò di andare presso la parrocchia Madonna del Paradiso tutti i mercoledì per assistere alla preghiera. Così iniziai ad andare in chiesa. Durante un consiglio pastorale del ‘92 il parroco disse che serviva qualcuno che svolgesse il ministero straordinario della comunione.
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Così ho iniziato quel servizio presso la parrocchia Santa Maria di Gesù. Nella mia parrocchia non dicevo mai “no”. Nella mia vita ho avuto tanti ruoli: il mozzo, il marinaio, il capopesca, il capitano, l’armatore, l’amministratore, il consigliere comunale, l’assessore. Ma la cosa che mi gratifica di più è portare la comunione agli ammalati e a persone che non possono andare a messa: cosa che faccio già da 25 anni.
Pietro Fiorentino