L’isola di Pantelleria è sempre stata terra di religiosi. Per oltre 60 anni gli Oblati di Maria Vergine sono stati i nostri parroci e ci hanno insegnato ad amare la Chiesa e Gesù. Quando hanno deciso di andare via dall’Isola, sinceramente, tutti noi panteschi abbiamo vissuto un piccolo trauma. Eravamo abituati al loro stile, abituati alla loro presenza che era sempre di permanenza per molti anni, avevamo il tempo di conoscerci bene, di capirci meglio. Il nostro Vescovo del tempo, monsignor Domenico Mogavero, ha avuto non poche difficoltà a trovare sacerdoti in diocesi disposti a stare con noi. Qualcuno è arrivato: don Antonio Civello, don Salvatore Cipri, don Giacinto Leone, ma, sia per problemi di salute che per altri motivi, alla fine il problema si è ripresentato, cioè un’Isola senza presbiteri.
Sono così arrivati sull’isola i Missionari del Preziosissimo Sangue della provincia italiana che abbiamo accolto con gioia. Ma anche la loro piccola comunità, a un certo punto, ha deciso che non potevano restare. In quel momento ci siamo sentiti un poco figli di un Dio minore. Eppure la Provvidenza ha strade che neppure possiamo immaginare. Così la provincia indiana della stessa Congregazione ha deciso, 4 anni fa, di inviare sull’Isola 3 sacerdoti indiani. Due di loro parlavano poco l’italiano. Siamo diventati terra di missione. Inutile dire che le difficoltà all’inizio sono state tante, per la lingua, ma anche per lo stile di vita, per il modo di vivere, ma anche la fede, che per noi ormai è tradizione e per loro scelta di vita. Adesso, dopo 4 anni, tra noi i sacerdoti di origini indiane sono diventati parte delle nostre vite. Don Ramesh, don David e don Melchiorre ogni giorno spezzano il pane e la Parola in questo piccolo lembo di Italia, con noi che siamo parrocchiani esigenti, che abbiamo le nostre tradizioni, che abbiamo fatto tanta fatica ad accettare di essere, appunto, terra di missione. Eppure il loro delicato modo di essere presenti, la loro perseveranza, la trasparenza della loro fede alla fine ci ha conquistati.
La verità è anche che ci sentiamo amati da loro, come parrocchiani e come fratelli in Cristo. Sono sempre presenti in tutte le celebrazioni, nei tempi forti facciamo anche, una volta a settimana, la Lectio divina. Girano tra i fedeli dell’Isola insieme ai ministri straordinari, incontrando gli anziani e le persone che non vengono frequentemente a messa. La cosa più bella per noi è la loro presenza; se organizziamo un momento di preghiera, o un recital o il Grest, una commedia o qualsiasi altra cosa all’interno delle attività parrocchiali, loro ci sono sempre. E questo per noi vale tanto.
Mariuccia Maccotta per Condividere