[SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA] La Risurrezione attraverso la via della croce

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«Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”» (Mc 9,5). È la contemplazione anticipatoria della gloria della Risurrezione del Cristo che spinge Pietro a proferire tali parole al Maestro. Anche noi, oggi, come Pietro rischiamo di ripetere una simile affermazione, cedendo alla tentazione di voler giungere alla Risurrezione senza attraversare la via della croce. In maniera mirabile il prefazo della II domenica di Quaresima esplicita il senso profondo della pericope evangelica: «…Sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione».

Mosaico della Basilica della Trasfigurazione sul monte Tabor.

Non possiamo rimanere per tutta la nostra esistenza terrena sul monte Tabor; è necessario riscrivere sulla propria carne le pagine del Vangelo, in modo particolare quelle riguardanti la passione e morte di nostro Signore, affinché si riattualizzi nell’oggi della nostra storia il mistero salvifico di Dio. Bisogna scendere dal monte della Trasfigurazione per percorrere e risalire un altro monte: il Calvario. Solo così, quegli «attimi di paradiso» che già pregustiamo per volontà del Padre in questo mondo, possono diventare realtà eterna in cui anche noi, trasformati dal fuoco dello Spirito, siamo resi partecipi della Risurrezione del Figlio amato.

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