Siamo a metà strada e si impone un bilancio del nostro itinerario quaresimale. Anche perché il brano del Vangelo di questa domenica (Gv 2,13-25) ci mostra Gesù che chiede conto del loro operato a quanti avevano trasformato il tempio santo di Gerusalemme in «un mercato», profanandolo. E nei confronti di costoro il Signore non ha alcun riguardo e non si lascia prendere da una malintesa misericordia. Il rovesciamento dei banchi e delle mercanzie e la frusta con cui ripulisce la casa di Dio – «la casa del Padre mio» – sono il segno di un atteggiamento che non indulge a compromessi. Alla richiesta di giustificare quel comportamento, Gesù disorienta i suoi interlocutori, mettendo a confronto il tempio «ornato di belle pietre e di doni votivi» (Lc 21,5) e il tempio del suo corpo. Nessuno capì, neanche i discepoli, che solo dopo la risurrezione si ricordarono che egli parlava del tempio del suo corpo. A commento dell’episodio ci si potrebbe domandare perché mai il Maestro mostrò una durezza inusuale. E l’evangelista Giovanni la collega al Salmo 69,10, nel quale si parla dello zelo per la casa di Dio che divora il sofferente che confida in Dio.

Ma c’è un altro particolare che fa riflettere e riguarda la diffidenza di Gesù nei confronti di coloro che, «vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome» (13,23). Infatti, i facili entusiasmi esteriori di costoro accrescevano il numero dei simpatizzanti, ma non toccavano il loro cuore. Per questo, di lì a pochi giorni, tanti di costoro avrebbero voltato le spalle a Gesù, preferendogli Barabba.
Tre brevi indicazioni pratiche:
* Rispetto verso il luogo sacro nel quale ci si raccoglie in assemblea orante. S. Agostino, commentando questo testo, scriveva: «Se la casa di Dio non deve diventare un mercato, può diventare un’osteria?» (Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 10, n. 4). Il rischio, talora, c’è!
* La parola zelo ha delle somiglianze con il termine gelosia. Dio è geloso (Es 20,5) ed esige dai suoi eletti una fedeltà totale e libera nei comportamenti. Ancora S. Agostino: «ogni cristiano, essendo membro di Cristo, deve essere divorato dallo zelo per la casa di Dio. E chi è divorato dallo zelo per la casa di Dio? Colui che quando vede che qualcosa non va, si sforza di correggerla, cerca di rimediarvi, non si dà pace: se non trova rimedio, sopporta e geme» (Omelia 10, n. 9).
* Una fede che non è ben radicata nel cuore può illudere se stessi e gli altri, ma non certamente Dio, che sa di non poter contare su costoro!