Il Venerdì Santo è il giorno della Passione di Cristo, giorno in cui non si celebra l’Eucaristia, ma la liturgia della Croce, di quella croce che di per sé è il luogo e il fondamento del dono eucaristico. È un giorno che la Chiesa destina al silenzio, al digiuno, per concentrarsi sul mistero della sofferenza di Cristo per la nostra redenzione. È importante tuttavia sottolineare che l’aspetto del dolore di Cristo non deve, pur nella sua drammaticità, farci perdere di vista la sua dimensione anticipatrice e preparatoria rispetto alla morte ma soprattutto alla risurrezione che è il cuore e il culmine del Triduo pasquale, del fondamento della nostra fede e della nostra gioia per l’incontro con Cristo. La celebrazione, che ha inizio con la prostrazione silenziosa dei ministri ordinati, si struttura in tre blocchi.
Il primo è costituito dalla liturgia della Parola, dominata dal tema della Passione, con il ritorno del lungo brano della passione di Cristo dal Vangelo secondo Giovanni, già proclamato la Domenica delle Palme ma nella versione del secondo Matteo. Il testo è ben introdotto dalla lettura di Isaia (52,13-53,12) che ci presenta il servo sofferente di Jhwh, quale figura tipologica del Cristo sofferente, che si immola per la salvezza degli uomini. La seconda lettura (Eb 4,14-16; 5,7-9) sviluppa il tema in chiave sacerdotale, proponendoci Cristo sommo sacerdote che si è caricato delle nostre debolezze e si è affidato alla volontà del Padre per la nostra salvezza.
Il secondo blocco della celebrazione ci propone il gesto dell’adorazione della Croce, che è per noi modello da seguire e immagine da venerare. Non si tratta del culto dedicato a un oggetto, ma di un gesto simbolico che esprime la nostra fede nel mistero pasquale e la volontà di affidarci a colui che è l’esempio sommo di affidamento volontario al Padre, pur nell’esperienza del dolore. La celebrazione si conclude con la distribuzione dell’Eucaristia, quella dinanzi a cui si è pregato il giorno prima.
Per noi fedeli laici, rimane il senso della condivisione spirituale e la necessità di ricentrare la nostra fede nella scelta radicale di seguire Cristo anche attraverso la via della croce, che oggi si fa strada in questi giorni difficili, con la certezza che la croce è preludio della risurrezione e quindi della gioia senza fine.
Valeria Trapani per Condividere