Mi chiamo Giulia e frequento la parrocchia di Santa Lucia da ormai 10 anni e conosco don Baldassare Meli da abbastanza tempo da poter dire che è una persona eccezionale. Tre anni fa, nella nostra parrocchia è nato il gruppo giovani de “Gli amici del Colibrì” fortemente voluto dal nostro parroco. In questo gruppo, molte attività che facciamo riguardano i bambini, che sono quelli con cui specialmente teniamo a fare tutto e a cui siamo tanto legati. Questa grande passione per i bambini ci è stata trasmessa dal nostro carissimo parroco don Meli, che è colui che ci sostiene sempre, ci indica la giusta strada e, soprattutto si fida di noi in qualsiasi momento dandoci la possibilità di metterci alla prova e di fare nuove esperienze.
Con lui abbiamo fatto molte attività, con lui trascorriamo molto tempo e affrontiamo dei dibattiti molto interessanti in cui lui si offre di rispondere alle nostre domande, alle quali risponde da amico più che da prete. Ecco, lui per noi è un amico, con cui possiamo confidarci e che ci capisce, nonostante la differenza di età. Io sono veramente orgogliosa di far parte di questa parrocchia e di aver conosciuto la persona meravigliosa che è don Meli e mi si riempie il cuore di gioia quando sento lui dire che è orgoglioso di noi.
Giulia Frazzetta
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LA STORIA DEI COLIBRI
Circa due anni fa io, Rosy Costa, Leo Palumbo e suor Cinzia abbiamo abbracciato un desiderio di don Baldassare Meli: quello di formare un gruppo giovani oratoriale nella parrocchia Santa Lucia a Castelvetrano. Armati di entusiasmo e con spirito di servizio abbiamo accettato. Quindi ci siamo riuniti e insieme abbiamo cercato di fare una programmazione di catechesi, incontri, appuntamenti. Ma don Meli, da buon salesiano, con il suo bagaglio di esperienze e il suo grande amore per i giovani ci disse: «Non occorre fare tanto o dire tanto, ma quello che facciamo o proponiamo facciamolo con amore e testimoniamolo». Ad onor del vero non credo che avevamo capito. Ben presto ci siamo imbattuti con questi giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni, la maggior parte studenti ma anche universitari e lavoratori.
Con la loro giovinezza, la loro vivacità, timidezza, la loro storia familiare, la loro corsa a cercare un proprio posto nella vita con la personale concezione dell’amicizia, dei valori, dell’amore e del futuro. Dinnanzi a tutto questo ci siamo sentiti inadeguati. Ci siamo rivolti a don Meli che ci ha suggerito di accompagnarli con l’ascolto con la mitezza, dolcezza e dando loro dei servizi dove potevano scoprire il volto di Cristo. Con loro abbiamo fatto dei lavoretti che nel periodo di Natale abbiamo portato in 2 case di riposo per anziani: abbiamo giocato con loro a tombola, cantato, ballato, addirittura coinvolgendo in un giro tondo anche coloro che stavano nelle sedie a rotelle. Ci siamo divertiti, abbiamo gioito nel stare insieme coscienti che quei sorrisi erano il più bel dono che avessimo potuto ricevere. Lo stesso è avvenuto in reparto pediatria con i bambini malati, non possiamo descrivere la loro espressione quando ci hanno permesso di entrare in reparto maternità vedendo i bambini appena nati… tanto da voler regalare un presepino alle loro mamme.
Alcuni sono andati a Roma a fare servizio dai diversamente abili e ai senza tetto. Esperienza forte e che nel raccontarla ha lasciato un segno indelebile anche a chi li ascoltava. Molti sono andati allo Zen di Palermo in estate dove ragazzi e bambini hanno veramente pianto quando era finito il tempo… addirittura pregandoli di ritornare. Hanno accettato la sfida del Grest e questo servizio, come tanti altri, sono tutte esperienze che richiedono un grande impegno, ma ci ha fatto capire che non serve dare tanto ma dare quello che si è e quello che si ha cioè il tempo. Così facendo, cadevano alcune corazze e alcuni pesi che spesso indossiamo e ci impediscono di camminare insieme verso colui che ci ha amato per primo.
In questo don Meli ci ha sostenuto sopportandoci e sopportandoci….col suo esserci sempre affianco, col suo amore per il Signore, amando i giovani, i malati, il diverso, il non credente, il povero, il carcerato e per il più piccolo dei fratelli. Per noi, la comunità e chi lo incontra è la goccia che ci immerge e ci fa navigare in un oceano. Seguendo il suo esempio riceviamo più di quanto diamo, riusciamo a superare gli ostacoli, perché ci rende più sicuri nel camminare ricordandoci che non siamo mai soli e chi ha Dio nulla gli manca. Quindi ogni giorno ci impegniamo a essere Colibri e fare la nostra parte, ovunque andiamo e qualunque cosa facciamo.
Carmela Tusa