45° DON MELI/Gli anni a Palermo tra impegno e minacce, il ricordo dell’amica Ninetta

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Era il 4 aprile del 1971 quando don Baldassare Meli, oggi parroco a Santa Lucia di Castelvetrano, veniva ordinato presbitero nella chiesa madre della sua città d’origine, Aragona, in provincia di Agrigento. Da quel giorno sono passati 45 anni e, in occasione dell’anniversario, nella giornata di domenica 3 aprile la redazione del nostro giornale “Condividere” dedica questo speciale a 4 puntate (due in uscita in mattinata e due nel pomeriggio) che accompagnerà, coi ricordi di chi nel tempo è stato vicino a don Meli e continua a esserlo, la lettura dei navigatori del nostro sito. A don Meli gli auguri del direttore editoriale Domenico Mogavero, del direttore responsabile Max Firreri, di tutta la redazione e del presidente dell’associazione editrice, Giovanna Benigno.

Era il  mese di settembre del 1997 e io e la mia famiglia ci trasferimmo da Caltavuturo a Palermo. In quanto salesiana, impegnata come responsabile dei cooperatori salesiani della Sicilia occidentale, dovevo mettere in atto e a servizio la mia vocazione e scelta di vita. Ho sempre amato, come figlia di don Bosco, la realtà povera ed i ragazzi abbandonati. Quale realtà migliore se non quella del quartiere di Ballarò dove è ubicata la chiesa di Santa Chiara, gestita dalla Congregazione dei Salesiani? Conoscevo il direttore della comunità, don Baldassare Meli, ma non avevo avuto l’occasione di lavorare insieme a lui, quando una mattina mi presentai a lui, mi invitò subito a collaborare all’asilo dei bambini immigrati, ma poco dopo subentrò  la tentazione del diavolo.

Don Meli nella sua esperienza all'oratorio Santa Chiara di Palermo: in questa foto coi bambini in gita sull'Etna.
Don Meli nella sua esperienza all’oratorio Santa Chiara di Palermo: in questa foto coi bambini in gita sull’Etna.

Il quartiere, con la delinquenza e l’abbandono totale da parte delle istituzioni verso quel posto mi faceva paura. Don Meli chiamava quel posto la “Repubblica indipendente di Ballarò”. Dopo un mese circa mi arresi e non andai più. Ma il progetto di Dio per la mia vita era già stato stabilito. L’amore verso gli ultimi era così impetuoso nel mio cuore che vi ritornai affrontando tante difficoltà e ci restai fino ad ottobre del 2003. Che dire di don Meli? Abbiamo combattuto nel nome di Dio e con il carisma di don Bosco, che ci accompagnava, tante battaglie a favore degli immigrati, a favore dei bambini, specialmente quelli che erano vittime di abusi. Abbiamo vissuto insieme momenti critici con minacce pesanti, anche di morte.

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Ricordo che una mattina doveva recarsi a sbrigare qualcosa ma la sera prima era stato minacciato fortemente. Andai prestissimo a Santa Chiara e volli accompagnarlo, lui si oppose duramente dicendomi: «Se mi eliminano io non lascio nessuno, tu hai famiglia». Sapevo benissimo che era lui l obiettivo, con la mia testardaggine decisi di andare insieme. Sono diventata forte in quel quartiere lavorando insieme a lui. Con la sua calma (che spesso mi faceva innervosire e me ne andavo sbattendo la porta) il suo equilibrio, il suo apparente distacco da tutto e da tutti, nonostante ognuno aveva la giusta percezione di sentirsi amato in maniera particolare. Con lui ho imparato ad affidarmi alla Provvidenza, toccando con mano i tanti miracoli che succedevano all’ oratorio.

Don Meli con Ninetta Sammarco e il marito presso il Colle Don Bosco a Torino.
Don Meli con Ninetta Sammarco e il marito presso il Colle Don Bosco a Torino.

Era il 5 gennaio del 2001, ogni anno nelle vacanze natalizie, per togliere i bambini dalla strada organizzavamo il “Grinnat “ (Grest di Natale),  in quel periodo i nostri bambini sapevano che per il loro compleanno non facevamo  mai mancare la torta, nonostante erano in tanti. Quel giorno  avevo finito di riordinare la cucina, dopo avere preparato come ogni giorno un pranzo per 100-120 bambini, quando si presenta Maria (nome di fantasia)  che mi dice: «Ninetta domani faccio quattro anni, voglio la torta con la panna ed il cioccolato». Io risposi: «Amore, perché me lo dici ora, come faccio a farti la torta così in poco tempo?». Mi prese un colpo al cuore, anche perché quella era una delle bambine che aveva avuto abusi gravissimi.

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Commentavo questo con don Meli e in cuor mio stavo escogitando qualcosa per non deludere la bambina, quando arriva una telefonata da una nostra collaboratrice che ogni sera faceva il giro delle pasticcerie per recuperare l’invenduto per utilizzarlo l’indomani per la merenda dei bambini. Lei mi dice: «Ninetta, mi hanno telefonato da un bar e vogliono donarci una torta che qualcuno ha prenotato ma non sono andati a ritirare». Mi vengono i brividi, dico di prendere quella torta ma come si fa con una torta sola a dividerla a 120 bambini? Arriva la torta, abbiamo avuto bisogno di aiuto per scenderla dalla  macchina, era enorme, mi sentivo scoppiare il cuore per l’emozione. Poggiata la torta sul tavolo togliamo la carta che l’avvolgeva e cosa troviamo? Una torta panna e cioccolato, con la scritta “Buon compleanno” . Questo è uno dei miracoli che abbiamo avuto all’ oratorio, ma poi ogni mattina per il periodo del Grest aspettavamo che qualcuno venisse a portare qualcosa per potere fare la spesa. E la Provvidenza arrivava puntualmente.

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Sono stati tempi di immenso lavoro per don Meli e per quelli di Santa Chiara: lavoro misto a sofferenza nel vedere i nostri bambini schiacciati da quei mostri dai quali non potevano scappare. L’unico sollievo era l’oratorio. Don Meli ha sempre difeso i piccoli esponendosi  in prima persona e proteggendo sempre il confratello don Roberto Dominici che aveva fatto le amare scoperte. Ha gridato contro le istituzioni locali che  lo hanno lasciato solo a risolvere problemi molto gravi. È stato preso per pazzo anche dalla Chiesa palermitana, ma la cosa più dolorosa è stata l’abbandono da parte della sua Congregazione religiosa che ha preso la decisione di far finta che il problema pedofilia non esistesse più e anche da alcuni confratelli che dovevano come lui avere quell’amore smisurato verso la “gioventù pericolante” come la definiva don Bosco. Lo hanno isolato per tutta l’estate del 2003. Ora a distanza di tempo leggiamo quale era la volontà di Dio per la sua vita: venire a Castelvetrano per servire Dio in questa città e, perché no, fare innamorare i castelvetranesi di quella persona don Bosco che è stata, in 45 anni di vita sacerdotale, il suo modello di vita.

Ninetta Sammarco

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3 Commenti

  1. Ho avuto il piacere di conoscerlo a Pedara (CT) nel 1976, era consigliere dell’istituto salesiano San. Giuseppe, ed anche mio professore di scuola media sempre a Pedara, non è cambiato per niente nonostante son trascorsi ben 43 anni, il desiderio di incontrarlo e grande…Don Meli non lo dimentico mai. Gaetano Gaspare

  2. Noi l’abbiamo conosciuto in occasione del nostro matrimonio da lui celebrato nell 1994. Lo ricordiamo sempre, una persona gentile, disponibile e accogliente che sa trasmettere serenità e sicurezza.

  3. E anche a Palma di Montechiaro nella colonia estiva don Meli ha dato il suo apporto come Salesiano!! Una persona impareggiabile che mi ha sposata a Santa Chiara e battezzato il mio primo figlio!!!

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