Il teatro entra in carcere. “Tutto Shakespeare in novanta minuti” è stato il titolo dello spettacolo teatrale che è stato portato in scena all’interno della casa circondariale di Castelvetrano, nell’ambito del progetto “Cantiere Animus” dell’associazione “Skenè”. I protagonisti sono stati i detenuti, persone che sotto quel “cielo spinato” stanno riparando gli errori commessi e altre che stanno facendo un cammino di riabilitazione e che insieme a volontari e professionisti che hanno creduto in loro, hanno portato in scena una delle opere più famose di Shakespeare. La messa in scena è avvenuta nell’area che viene utilizzata dai detenuti per l’ora d’aria. Momenti di risate alternati a quelli in cui il pubblico si è commosso. Per i detenuti è stata l’occasione per evadere, se non altro con la mente, dalla solita routine, dalla solitudine che il carcere irrimediabilmente procura.
I detenuti, con serietà e impegno, hanno interpretato i ruoli del testo. Poi, a un certo punto, è stato cantato il brano “Il mio canto libero” di Lucio Battisti e i detenuti si sono emozionati. Non tutti in verità, perché alcuni di loro non hanno potuto partecipare alla messa in scena. «Dentro il carcere ognuno ha una propria dignità – dice Vincenza Sancetta, docente e volontaria – seppur facendo distinzione dei reati commessi, spesso non si tiene conto dei percorsi di rieducazione che i detenuti seguono. Si continua a non saper vedere oltre la colpa. L’esperienza è stata e rimarrà, comunque, unica e gratificante per tutti». Al termine della messa in scena i detenuti hanno organizzato il rinfresco “Spettacolo del gusto”, preparato e servito dagli alunni che frequentano il secondo anno dell’Istituto alberghiero “V. Titone” di Castelvetrano, aiutati e sostenuti dai professori che giornalmente, senza nessun pregiudizio, credono in questo progetto educativo di formazione professionale.