Concilio Vivo/6: L’inizio dei lavori e gli schemi dottrinali

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Avviati formalmente i lavori conciliari, il Pontefice, contrariamente a quanto auspicato dal cardinal Ottaviani, forse mosso dal desiderio di ben cominciare con uno schema che facilmente raccogliesse i consensi dell’assemblea, decise di sottoporre ai padri lo schema sulla divina liturgia, considerato il migliore dei sette già inviati ai vescovi. La discussione, tuttavia, si protrasse per 15 congregazioni generali durante le quali furono fatte importanti considerazioni specie riguardo la concelebrazione, la comunione sotto le due specie o l’uso delle lingue volgari. Tempo durante il quale furono organizzate anche molte conferenze pomeridiane e che fu utile perché buona parte dei padri, inizialmente esitante, si allineasse alle posizioni dell’ala progressista ed approvasse lo schema avviando le procedure per il suo emendamento. Ancora più complesso l’esame del primo schema dottrinale intitolato De fontibus Revelationis, espressione della preoccupazione di proteggere il deposito della fede da pericolose innovazioni.

Dalle prime settimane del concilio ne erano state rilevate la mancanza di afflato pastorale, di sensibilità ecumenica, l’ottica angusta e negativa, il linguaggio freddo e poco biblico. Nonostante i tentativi della minoranza di salvare il progetto, il Pontefice, forse dietro suggerimento dei cardinali Bea, Montini, Meyer e Léger, stabilì di affidare la sua revisione ad una commissione speciale costituita da membri della Commissione teologica e del Segretariato per l’unità dei cristiani e di posticiparne la discussione. Si presagiva, ormai, che anche la discussione degli altri schemi dottrinali sarebbe stata complessa richiedendo un ripensamento complessivo dei progetti. Lo schema sulla Chiesa, ad esempio, per quanto apprezzati i capitoli sulla sacramentalità dell’episcopato e sul ruolo dei laici, peccava di trionfalismo, clericalismo e giuridicismo, e mancava di prospettiva biblica e patristica. Prolissità degli schemi e mancanza di un piano generale di lavoro appesantivano i lavori, così che l’8 dicembre il Papa, la cui salute era notevolmente peggiorata, presiedette la seduta conclusiva della prima sessione senza poter promulgare alcun documento conciliare.

Don Vito Saladino per Condividere

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